CATANIA – Solo due giorni fa in Italia se ne sono contati tre, di cui uno proprio a Misterbianco. Parliamo dei femminicidi, una piaga sociale ormai. Sono sempre più frequenti, sempre più feroci.
Ma la legge italiana quanto è efficiente in materia? E soprattutto è vero che le donne non denunciano per mancanza di fiducia nella giustizia?
A pochi giorni dall’assassinio di Luana Finocchiaro, la donna di 41 anni che è stata strangolata dall’ex convivente, abbiamo intervistato, per un parere, l’avvocato penalista Viola Sorbello.
“Uno degli ostacoli fondamentali è la mancata informazione – dichiara l’avvocato Sorbello – le donne non sanno che negli ultimi vent’anni la legislatura italiana ha fatto grandi passi avanti sulla tutela per i casi di violenza sia sul fronte repressivo, sia su quello preventivo”.
Secondo la Sorbello, infatti, la colpa della mancata divulgazione delle notizie è del governo e di tutte le istituzioni che non fanno sentire queste donne realmente tutelate.
“Le resistenze alla giustizia da parte delle donne potrebbero avere, oltre che una matrice psicologica, anche una motivazione economica – continua la Sorbello – perché spesso le donne dipendono economicamente dal marito o dal compagno. Ma le donne abusate devono sapere che grazie alla legge sul femminicidio entrata in vigore nel 2013, è stato stabilito che l’assistenza legale gratuita (gratuito patrocinio) è concessa a tutte a prescindere dal reddito familiare – aggiunge -. È chiaro che si tratta di un importante passo in avanti se si pensa che non devono sostenere alcuna spesa né di tipo legale né processuale”.
Ribellarsi, dunque, si può, basta avere coraggio.
“Le normative prevedono che chi si rende conto di condotte moleste su una donna può avvisare le forze dell’ordine che riferiranno al questore. Quest’ultimo può procedere in via preventiva ad ammonire il soggetto garantendo, allo stesso tempo, l’anonimato di chi ha effettuato la segnalazione”.
Senza dimenticare poi che persistono le classiche forme di prevenzione come il braccialetto elettronico e l’allontanamento dalla casa familiare oltre al ritiro della patente almeno per tre mesi.
Resta una dato di fatto: se questi omicidi si ripetono con tale frequenza qualche lacuna nel sistema giudiziario deve pur esserci. Proprio sull’omicidio di Misterbianco la stessa Sorbello solleva l’interrogativo della remittibilità delle denunce.
Com’è possibile che Luana aveva ritirato la denuncia nei confronti del suo assassino, se la nuova legge sul femminicidio ha stabilito che il ritiro può essere disposto solo dal giudice?