“Tutte le strade portano a… Dio”: attentati e violenze, religione come scusa? La parola ai credenti

CATANIA – Quando si compie un’azione, a questa corrisponde sempre una reazione. È il terzo principio della dinamica ma, in questi casi, è un concetto che significa vita.

Ogni azione porta a una conseguenza ben precisa, leggera o forte che sia. E quello che sta succedendo, oggi, non riesce a identificarsi.

È una situazione complessa, globale più che altro, che vede la religione come centro del mondo. Da secoli, millenni anzi, questo termine fa parte della nostra vita. E non ci si aspetta che ciò passi da effetto a causa: Dio, in questo caso, è sempre stato colui su cui si è sempre dubitato. “Ma esiste?”, “Perché quando succede questo, non c’è?”, “Dov’è in casi del genere?”.

Ecco che la volontà di Dio viene presa a immagine e somiglianza. È il caso dei molteplici attentati dell’Isis, l’ultimo tra tutti a Barcellona che ha provocato 14 morti. Per essere più vicini alla nostra realtà, da 25 anni un “arcangelo” per alcuni, e un “orco” per molti, avrebbe convinto delle minorenni a offrigli delle prestazioni sessuali perché “Dio vorrebbe questo”. Al solo grido della religione, la gente si ipnotizza. Finisce nel pallone, inizia a riflettere e crolla, credendo. Continuando a credere, ma forse alla cosa sbagliata.

Siamo andati a parlare con chi crede davvero in Dio, chi ha fede cattolica: affrontando una tematica delicata come quella della religione, tutti la pensano allo stesso modo.

Maria ci dice che la religione è strumentalizzata. Il volere di Dio è la pace, non costringe nessuno a volerla ma “quello che succede non è la sua volontà“. La pensa così anche Giorgia: “Dio è buono, non vuole queste morti. Chi fa queste cose orrende prendendo come scusa la religione è soltanto un codardo che non ama il prossimo”.

Quali possono essere le azioni che spingono un terrorista o chiunque altro ad avere queste reazioni? “È impensabile – ci dice Mattia – pensare che Dio imponga il suo pensiero facendo delle stragi umane. Perché fare questo? A quale scopo? Intimorirci? Abbiamo la fede, non bisogna avere paura. Lui ci darà delle risposte”.

Ed è proprio su questa battuta finale che colleghiamo il pensiero di Ester: “Si crede che Dio dia delle risposte specifiche, questo avviene perché forse credono (i terroristi, ndr) di appellarsi a lui. Forse perché gli è stato inculcato in testa in questo modo. È sbagliato, perfido“.

D’accordo anche la gente musulmana: l’Imam di Catania aveva già preso le distanze da questo tipo di attacchi, ma anche i fedeli all’Islam come Josephine non sono d’accordo con tutto questo. “La nostra religione è diversa, quello che si vede in giro è soltanto estremismo. Non vogliamo la guerra, non vogliamo essere presi per gente cattiva. Si è superato il limite, queste azioni e reazioni fanno male anche e soprattutto a noi”.

Il campo si stringe quando si parla di Pietro Capuana, in carcere poiché avrebbe spinto delle minorenni a perdere la verginità per “volontà di Dio”: “È perdere il senno, non so perché la gente non riesca a rendersi conto del pericolo di questa gente. È una vergogna”, dice Alessio.

La sorpresa è che molte delle persone sentite, alla domanda: “Perché la religione tende a intenerire e tappare, quasi, gli occhi a genitori e/o bambini non vedendo un reale pericolo o truffa?”, la risposta è stata: “Non lo so”.

All’azione di chiedere, la reazione è stata di non sapere. Con il beneficio di un dubbio troppo grande, che se non cancellato può far perdere la testa.

Redazione

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