Donald Trump ha ordinato l’attacco in Siria. A una settimana dal presunto attacco chimico nella città di Duma, il presidente degli Stati Uniti ha dato il via alla rappresaglia in stretto coordinamento con Londra e Parigi, annunciando la decisione in un discorso in diretta tv alla nazione in cui ha sottolineato la necessità di agire contro i crimini e le barbarie messi in atto dal regime di Assad, “un mostro” che massacra il proprio popolo.
I primi missili sono caduti su Damasco e Homs proprio mentre Trump stava parlando al popolo americano, intorno alle 22 (ora di Washington, le 3 del mattino in Italia).
Si è trattato di un’operazione unica della durata di poco più di un’ora. Sarebbero stati colpiti 3 obiettivi: un centro di ricerca scientifica a Damasco, un sito di stoccaggio per armi chimiche a ovest della città di Homs e un importante posto di comando situato nei pressi del secondo obiettivo.
I missili sarebbero partiti sia da alcuni bombardieri sia da almeno una delle navi militari americane posizionate nelle acque del Mar Rosso.
Al momento non si registrano perdite tra le forze americane.
Dura la reazione della Russia, alleata di Damasco: “Le azioni degli Usa e dei loro alleati non resteranno senza conseguenze“, ha dichiarato l’ambasciatore russo a Washington Anatoly Antonov.
Intanto cresce la preoccupazione dei cittadini siciliani che, data la presenza sull’isola dell’importante base militare di Sigonella, temono di ritrovarsi “in prima linea”. Negli scorsi giorni, infatti, la notizia della partenza di aerei anti-Isis dall’aeroporto militare aveva messo in allarme circa l’evoluzione della situazione in Siria.