CATANIA – Ce li avevamo sotto gli occhi ma nessuno se n’è mai accorto.
Forse mancanza di controllo? O cos’altro? Certo è che sei terroristi islamici avevano fatto del nostro vulcano la loro base di addestramento. Sull’Etna, infatti, si incontravano per dare libero sfogo alle loro idee religiose: facevano la “guerra santa”.
Ma qui a Catania nessuno li ha mai visti, nessuno ne ha mai parlato. Ci sono, però, filmati, fotografie, documenti, intercettazioni telefoniche e anche confidenze di collaboratori di giustizia che li incastrano senza se né ma.
Questi terroristi, che ora sono in carcere, vivevano ad Andria in Puglia e quotidianamente studiavano tecniche per costruire bombe e armi da fuoco, parlavano di odio, sacrificio e morte ma soprattutto avevano un tarlo che divorava le loro menti: dovevano difendere il più puro precetto islamico, eliminare le eresie e restaurare il Califfato sotto la leadership di Al Qaeda e tutto questo molto prima che si parlasse di Isis.
È assurdo pensare che una cellula terroristica veniva a trovarci in casa per dare vita ai propri fanatismi con delle simulazioni di addestramento e noi non sapevamo di avere il pericolo dentro.
La testa pensante di tutto era l’Imam tunisino della moschea di Andria “Abu Haronne” di 47 anni. Ora sono stati condannati con sentenza di primo grado per associazione sovversiva finalizzata al terrorismo internazionale di matrice islamica, scegliendo il rito abbreviato mentre uno di loro, marocchino di 35 anni, è stato rinviato a giudizio per aprile ma al momento è latitante.