CATANIA – La speranza è naturalmente che mai nella nostra zona si verifichi un evento sismico come quello che ha seminato morte e distruzione nel centro Italia. Ma la speranza purtroppo non basta a scongiurare questa terrificante ipotesi. Peraltro è da anni che gli esperti di geologia sostengono che il big bang nella Sicilia orientale ci sarà, è fuori discussione, è più che certo. Ma non si sa quando, non se ne ha l’idea.
Certo, gli eventi degli ultimi mesi, lo sciame sismico interminabile nel Lazio, in Umbria, nelle Marche e meno intenso in Abruzzo, non fa dormire sonni tranquilli a noi siciliani che purtroppo, la potenza distruttiva del terremoto la conosciamo bene.
Dunque è bene essere pronti a tutto. Ma ci chiediamo: Catania, ad esempio, sarebbe in grado di reggere ad una scossa punto 6 di magnitudo? Quanti palazzi, soprattutto nel centro storico, crollerebbero e soprattutto quante persone perirebbero? Domande terribili alle quali purtroppo è difficile dare risposte.
Per questo ci siamo rivolti direttamente alla Prefettura, emanazione del Ministero dell’Interno i cui uffici sarebbero chiamati all’improbo compito di gestire la situazione.
Assente il prefetto Maria Guia Federico, abbiamo trovato la disponibilità del capo di gabinetto dott.ssa Messina.
“Capisco la paura della gente, è normale dopo tutto quello che sta succedendo nel centro Italia, è una preoccupazione logica – esordisce la dott.ssa Messina -. Ma va subito precisato che la prefettura interverrebbe solo in un secondo tempo. Per la prima emergenza deve essere applicato il Piano comunale di Protezione civile“.
Catania dispone di questo Piano ma fino a che punto basterebbe per far fronte ad una situazione di devastazione?
“In questo caso, qualora il sisma fosse davvero di magnitudo 6 o addirittura superiore, entrerebbe in campo la Prefettura che attiverebbe immediatamente l’unità di crisi. Nella Prefettura confluirebbero tutti gli attori dell’emergenza: I vigili del fuoco in primo luogo, gli staff medici, i tecnici della Protezione civile e naturalmente i volontari che, come è sempre accaduto, accorrerebbero in massa per aiutare le persone in difficoltà. Si organizzerebbe il sostegno concreto agli sfollati e le forze dell’ordine attiverebbero i loro piani anti sciacallaggio. Insomma la macchina funzionerebbe a mille e c’è da credere che nessuno limiterebbe impegno e risorse“.