Tecnis come “bancomat” e cifre da capogiro: arresti e maxi sequestro di beni. DETTAGLI e INTERCETTAZIONI

Tecnis come “bancomat” e cifre da capogiro: arresti e maxi sequestro di beni. DETTAGLI e INTERCETTAZIONI

CATANIA – Su delega di questa Procura della Repubblica, i Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari nei confronti di quattro soggetti, sottoposti agli arresti domiciliari, emessa dal G.I.P. del Tribunale etneo in relazione all’insolvenza della “TECNIS s.p.a.” dichiarata nel giugno del 2017.

I soggetti sottoposti al regime degli arresti domiciliari sono:

  • Concetto Albino Bosco Lo Giudice;
  • Francesco Domenico Costanzo detto “Mimmo“;
  • Orazio Bosco Lo Giudice, fratello di Concetto;
  • Gaspare Di Paola.

“TECNIS s.p.a.”, avente sede legale a Tremestieri Etneo (Catania), è una delle realtà più significative nel panorama nazionale delle imprese di costruzioni generali, di ingegneria e general contracting, attiva nel settore della realizzazione di grandi opere infrastrutturali, sia in Italia che all’estero. Il gruppo “TECNIS” ha realizzato la quasi totalità del proprio fatturato eseguendo appalti affidati da Enti Pubblici (Ministeri, Regioni, Comuni, ANAS s.p.a., Rete Ferroviaria Italiana s.p.a. – “RFI”). Il modello di business adottato dal Gruppo “TECNIS” prevedeva la partecipazione della società capogruppo “TECNIS s.p.a.” alla gara pubblica di appalto e, in caso di aggiudicazione della commessa, la realizzazione in proprio dei lavori ovvero l’affidamento degli stessi ad altre società del Gruppo, imprese consortili costituite per l’esecuzione della commessa. La società madre “TECNIS” assumeva il ruolo di holding del Gruppo, finanziando con liquidità immediate le società controllate ed effettuando gli acquisti delle principali forniture di beni e servizi in loro conto. 

Con decreto datato 8 giugno 2017 del Ministro dello Sviluppo Economico, la “TECNIS s.p.a.”, unitamente a 13 società consortili controllate, è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria con la contestuale nomina di un commissario straordinario. In data 20 giugno 2017, il Tribunale di Catania (sezione fallimentare) dichiarava ai sensi del D.Lgs. 270/1999 lo stato di insolvenza della “TECNIS” e di 3 imprese controllate. All’avvio della procedura di amministrazione straordinaria, il Gruppo “TECNIS” disponeva di un rilevante portafoglio commesse, pari a 700 milioni di euro, di una forza lavoro costituita da circa 600 dipendenti ed era gravato da un passivo accertato di quasi 180 milioni di euro (di cui 94 milioni per debiti erariali).

In questo frangente il Gruppo “TECNIS” ha visto Costanzo e Bosco Lo Giudice possedere la capo-gruppo “TECNIS s.p.a.” attraverso:

  • “COGIP HOLDING s.r.l.” per la famiglia Costanzo, detentrice del 50 % delle quote di “TECNIS s.p.a.”, holding finanziaria, attiva nel settore delle infrastrutture, per il tramite della controllata “COGIP INFRASTRUTTURE s.p.a.”; la “COGIP INFRASTRUTTURE” ha partecipato con “TECNIS”, all’esecuzione di appalti per la grande viabilità (stradale e ferroviaria), porti e infrastrutture marittime, opere idrauliche ed edilizia civile e idraulica;
  • “ARTEMIS s.p.a.” per la famiglia Bosco Lo Giudice, detentrice del 50% di “TECNIS s.p.a.” quale holding non operativa; tuttavia, attraverso la società correlata “SINTEC s.p.a.” (controllata integralmente dalla “ING. PAVESI & C. s.p.a.”) ha partecipato alla realizzazione di diverse commesse pubbliche con “TECNIS” e “COGIP INFRASTRUTTURE”. 

L’investigazione dei Finanzieri di Catania ha tracciato le criminose condotte predatorie portate avanti dal management della “TECNIS” che l’hanno spogliata di quasi 100 milioni di euro nel corso di un quadriennio (2011- 2014) aggravandone il dissesto e rendendola insolvente.   

Lo schema fraudolento congeniato e perseguito dai soggetti arrestati si è caratterizzato per la concessione da parte di “TECNIS s.p.a.” di consistenti e vorticosi finanziamenti infragruppo “non onerosi” diretti alle consorziate. Le imprese beneficiarie, a loro volta, anche con movimentazioni bancari realizzate nella stessa giornata, hanno veicolato le liquidità in questione a favore di società estranee al gruppo di riferimento, ma sempre dirette, anche con la presenza di prestanome, dal duo Concetto Bosco Lo Giudice“Mimmo” Costanzo.

Il profitto criminale originatosi dalla bancarotta fraudolenta veniva destinato, tra l’altro, alla realizzazione di strutture sportive e ricettive nel settore del turismo golfistico, la cui costruzione, in larga parte, veniva anche affidata alla stessa “depredata”. La compagine criminale, dunque, finanziata da mezzi tratti dalla società poi finita in amministrazione straordinaria (non remunerata per il malcelato finanziamento), realizzava distinti compendi societari senza dover ricorrere all’investimento di proprie risorse.

L’operazione convenzionalmente nota come “Arcot”, condotta dal Gruppo Tutela Economia del Nucleo P.E.F. di Catania, sotto la direzione del gruppo di magistrati di questa Procura specializzati nel contrasto ai reati fallimentari e tributari, è stata caratterizzata dall’esecuzione di intercettazioni telefoniche e ambientali, di accertamenti bancari e acquisizioni documentali nonché dalla messa a sistema di contributi tecnici qualificati rappresentati dalla relazione sulle cause di insolvenza a firma del commissario straordinario, dalla consulenza legale rilasciata per conto dell’amministrazione controllata e da una relazione redatta da consulenti nominati da quest’Ufficio. Riportate qui di seguito le due intercettazioni di maggiore rilevanza: