CATANIA – Il “silenzio” suonato da Filippo Sapienza, direttore e trombettista della “Vulcania Brass Ensemble”, ha significativamente introdotto stamattina in piazza Università la manifestazione con cui Cgil, Cisl e Uil hanno urlato a Catania come in altre decine di città italiane: “Fermiamo le stragi sui posti di lavoro!”.
A spiegare la scelta di quelle note, la segretaria generale della Uil etnea Enza Meli nel suo intervento di apertura: “Con questo brano potente, toccante, vogliamo rompere il silenzio assordante che circonda le stragi sui luoghi di lavoro e le violazioni assassine alle norme sulla sicurezza”.
“Basta, non ne possiamo più! Basta con le lacrime di coccodrillo. Lo Stato faccia finalmente lo Stato investendo risorse umane ed economiche su questa battaglia di civiltà. Mi rivolgo, poi, alle associazioni datoriali: abbiano il coraggio di mettere alla porta i prenditori, i pren-di-to-ri, che non meritano di essere chiamati imprenditori”.
Enza Meli ha quindi citato “le lavoratrici e i lavoratori della Sanità, un giorno bistrattati e un altro definiti eroi, morti di lavoro per affrontare il Covid-19: no, non abbiamo bisogno di eroi nei Pronto Soccorso e nelle fabbriche, nei cantieri e nei campi, noi pretendiamo rispetto e tutele perché nessun indicatore economico vale quanto una sola vita umana!“.
Il segretario provinciale della Cgil, Giacomo Rota, ha fra l’altro detto: “L’incidente sul lavoro non può essere considerato un tragico caso. Spesso è conseguenza di una dignità negata che come sindacato non abbiamo mai accettato. Non possiamo continuare a pensare che il nostro lavoro quotidiano riduca le persone a semplici oggetti. Il lavoro è un diritto, ma la sicurezza lo è pure. Per la Cgil le donne e gli uomini che lavorano devono diventare soggetti che lavorano, messi al centro di un modello di sviluppo. Obiettivi quali la qualificazione delle imprese, la formazione, il rafforzamento della rappresentanza sindacali, maggiori ispezioni nei luoghi di lavoro e la stessa cultura della sicurezza per noi restano fondamentali”.
Per la Cisl catanese, il segretario generale Maurizio Attanasio: “La salute e la sicurezza sul lavoro sono diritti non negoziabili. Lo diciamo oggi in cui ricade il cinquantunesimo anniversario della Statuto dei lavoratori e lo diciamo ai Governi e alle associazioni imprenditoriali: più sicurezza significa meno infortuni, meno malattie professionali, meno morti”.
“A Catania – ha sottolineato Attanasio – ci sono solo 11 ispettori del lavoro, di cui 3 svolgono lavori d’ufficio, che devono vigilare sulle attività di 58 Comuni. Allora gli enti e le istituzioni competenti si coordinino perché vengano assunte nuove figure che assicurino vigilanza e prevenzione sui luoghi di lavoro di tutti i settori. E la prevenzione si fa anche costruendo un nuovo modello culturale che deve essere plasmato nelle giovani generazioni sin dal periodo scolastico. Sulla salute e la sicurezza del e nel lavoro il sindacato ha da sempre dimostrato concretezza, ore è tempo che la dimostrino Governi e rappresentanze datoriali”.
Nino Marino, segretario della Uila Sicilia, ha denunciato “le condizioni di lavoro nelle aree agricole, manifesto delle nuove schiavitù volute da chi persegue logiche di profitto criminale usando scientificamente il caporalato e costringendo i braccianti a mascherare gli infortuni da mancanza di sicurezza con incidenti casuali”.
“Mancano i controlli. Servirebbero già prima che un’impresa apre i cancelli, mancano persino in corso d’opera. Occorrerebbe un Daspo per punire chi viola le norme impedendogli ogni attività imprenditoriale”, ha aggiunto Marino.
Dopo le testimonianze di cinque delegati sindacali, in piazza Università sono state ascoltate le parole del segretario generale della Cisl siciliana Sebastiano Cappuccio: “Il nostro impegno è fermare questa strage silenziosa. Tra gennaio e marzo 2021 le denunce di incidenti sul lavoro registrate dalle sedi Inail dell’Isola sono state 5.624, erano 5.581 nei primi tre mesi del 2020. Un pugno nello stomaco!”.
Sebastiano Cappuccio, che ha citato le altre iniziative di mobilitazione nelle nove province dell’Isola in programma dal 24 al 28, ha chiamato in causa il Governo regionale: “Chiediamo di riorganizzare la sicurezza aumentando i controlli degli ispettori e dei medici del lavoro. Ma proprio per questo, ispettori e medici del lavoro vanno assunti. Va assunto nuovo personale. Insomma, bisogna prendere coscienza che la sicurezza non è un costo. Semmai, è un investimento che migliora la qualità del lavoro e garantisce un ritorno anche in termini di produttività”.
A concludere l’evento, il segretario confederale nazionale della Cgil Roberto Ghiselli: “Un Paese civile – ha esclamato – non può permettersi di pagare un tributo così alto in termini di vittime sul lavoro. Il tema della sicurezza deve essere al centro dell’azione delle Istituzioni e delle Parti sociali, favorendo la collaborazione fra i diversi soggetti coinvolti e la prevenzione, valorizzando e rafforzando il ruolo dei Rappresentanti per la sicurezza, della contrattazione e della formazione”.
“Ma è necessario anche rafforzare l’attività ispettiva e le sanzioni contro chi non rispetta le regole. Occorre riconoscere le imprese che garantiscono la sicurezza e i diritti dei lavoratori, anche con un sistema a punti, e al contempo essere rigorosi contro chi, con il suo comportamento, attenta alla vita ed alla salute delle lavoratrici e dei lavoratori. Quella che lanciamo come sindacato confederale è una sfida di civiltà, che sosterremo con la nostra iniziativa, e ci attendiamo risposte concrete da tutti i nostri interlocutori, a partire dal Governo”.