CATANIA – “Gli studenti e le studentesse dell’Università di Catania insieme con i docenti e le loro ricerche rappresentano un punto fondamentale per costruire la Sicilia del futuro. L’ulivo piantumato oggi non è solo un ricordo delle vittime di mafia, ma simbolicamente le sue radici si uniscono a tutte quelle degli altri ulivi messi a dimora in questi 30 anni e quando li guarderemo penseremo a tutti quegli uomini e alle loro idee, a quelle tensioni morali, che, come diceva Giovanni Falcone, ‘continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini’ indispensabili per sconfiggere la mafia“.
Con queste parole il rettore Francesco Priolo ha ricordato, stamattina, al Palazzo delle Scienze le vittime di mafia a 30 anni dalla strage di Capaci in cui persero la vita per mano mafiosa Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
“Una giornata in cui si è parlato di idee, in cui il simbolo dell’ulivo che continua a crescere in quel cammino di fiducia che nessuno di noi potrà distruggere. Nessuno, nonostante gli eventi tragici come le stragi di mafia e la guerra, potrà spezzare questo cammino e questa fiducia nella società del futuro“, ha detto mons. Salvatore Genchi alla presenza di don Antonino Sapuppo.
Una giornata che è stata aperta dal prof. Roberto Cellini direttore del Dipartimento di Economia e Impresa, nell’aula “Giovanni Falcone” di Palazzo delle Scienze, per “testimoniare il lavoro dei numerosi docenti dei dipartimenti dell’ateneo impegnati in ricerche e studi sul contrasto al fenomeno mafioso e alle infiltrazioni nel pubblico e nel privato oltre che un omaggio alla memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino“.
“Ci sono momenti che cambiano la storia e che ricorderemo per sempre, tutti noi ricordiamo dove eravamo il 23 maggio e il 19 luglio, ci sono momenti che hanno un prima e un dopo e questo è uno di questi“, ha aggiunto il rettore poco prima di piantumare l’ulivo insieme con la studentessa Chiara Tabita.
“Sono passati 30 anni e tanto è cambiato, ma ancora oggi la tensione nei confronti della legalità deve rimanere alta. L’Università di Catania ha stipulato un protocollo con l’Agenzia nazionale dei beni confiscati alla criminalità e con la Dia proprio per comprendere il fenomeno mafioso e supportare le istituzioni nel contrasto alla mafia. Un fenomeno che ha trovato terreno fertile in Sicilia, ma che al tempo stesso ha visto dare i natali a Falcone e a Borsellino, due giudici che hanno pagato con la loro vita questa lotta al fenomeno mafioso. E di questo dobbiamo essere profondamente orgogliosi, ma adesso tocca a noi portare avanti le loro idee“.
Proprio il prof. Maurizio Caserta, delegato alla Trasparenza e alla Legalità dell’ateneo, si è soffermato “sullo sforzo compiuto dall’ateneo in questi anni non solo come impegno civile, ma soprattutto in campo scientifico per capire le cause dei fenomeni criminali e quali strumenti possono essere adottati per ripristinare la legalità e la pace in questa terra“.
A seguire sono interventi i docenti Maria Tomarchio, Roberta Piazza e Filippo Gravagno del Dipartimento di Scienze della Formazione, Simona Laudani di Scienze umanistiche, Anna Maria Maugeri di Giurisprudenza e Margherita Lazzara e Livio Ferrante di Economia e Impresa che hanno illustrato le diverse ricerche sulle analisi del fenomeno mafioso, sui socio-ecosistemi mafiogeni, sugli sviluppi della legislazione antimafia oltre alle infiltrazioni della mafia nel sistema socio-economico e sui beni confiscati alla mafia. In chiusura è intervenuto Mario Strano, rappresentante degli studenti del Dei, che ha evidenziato «l’impegno del corpo studentesco e docente nella lotta alla mafia».
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