CATANIA – Il 28 luglio, alle 15, presso Palazzo Piacentini a Roma, è in calendario un tavolo plenario convocato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), su indicazione del ministro Adolfo Urso e in accordo con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, per discutere il piano industriale e le prospettive occupazionali del sito STMicroelectronics di Catania.
Partecipano i vertici aziendali di STM, le rappresentanze sindacali (Fim‑Cisl, Fiom, Fismic, UglM, Uilm), le Regioni Sicilia e Lombardia, e gli enti locali coinvolti (Uilm). L’incontro rappresenta una tappa cruciale, data l’incertezza emersa dall’ultimo audizione all’Assemblea Regionale Siciliana dell’8 luglio, dove sindacati e M5S hanno denunciato “nulla di fatto” e l’assenza di un piano industriale chiaro.
I temi principali in discussione
- Piano industriale e investimenti: l’Accordo di Sviluppo firmato il 7 maggio 2025 al MIMIT prevede investimenti complessivi di oltre 5 miliardi di euro (tra STM e pubblici) per il sito di Catania, con una capacità produttiva a regime di 15.000 wafer/settimana. Sono confermati fondi pubblici per 2 miliardi dall’Unione Europea e 730 milioni per substrati SiC, più 300 milioni cofinanziati dalla regione Siciliana.
- Occupazione e riorganizzazioni: Globalmente STM prevede fino a 2.800 uscite volontarie entro il 2027, ma a Catania la produzione di wafer e il nuovo impianto SiC dovrebbero garantire la tenuta occupazionale e creare nuove opportunità. Si stimano circa 3.000 nuove assunzioni dirette, di cui oltre 1.200 altamente qualificate, portando il personale locale da 4.791 a circa 7.757 unità.
Le aspettative sindacali
Il recente accordo sul Premio di Risultato (PdR) del 9 luglio ha introdotto incentivi fino a 5.500 euro per il 2026, con criteri sul fatturato e parametri ambientali. Ma i sindacati chiedono ora ritiro degli esuberi annunciati e un piano industriale concreto che includa investimenti dedicati per Catania e Agrate.
Il ruolo delle istituzioni regionali
I rappresentanti regionali hanno sottolineato la necessità di garantire trasparenza e coerenza tra risorse pubbliche e strategie aziendali e hanno lamentato la mancata presenza dell’assessore alle Attività Produttive durante l’audizione di luglio.
L’incontro del 28 luglio rappresenta un momento decisivo per la riconferma della centralità di Catania nel piano industriale di STMicroelectronics. Da un lato, l’azienda è chiamata a dimostrare che impegni e investimenti non rimarranno su carta; dall’altro, i lavoratori e le istituzioni locali attendono un impegno tangibile con ricadute positive sull’occupazione e sull’economia del territorio.
Intervista a Saro Pappalardo
Ai nostri microfoni, in esclusiva, è intervenuto il Segretario Nazionale del sindacato Fismic, Saro Pappalardo.
Alla luce delle recenti dinamiche industriali e del contesto globale dei semiconduttori, qual è oggi lo stato di salute dello stabilimento STMicroelectronics di Catania? Ci sono segnali concreti di rilancio, oppure permangono criticità strutturali che destano preoccupazione tra i lavoratori?
“La ST è un’azienda in salute perché una azienda che fa un fatturato di 13 miliardi di dollari e’ comunque un’azienda che non è in rosso. A causa però degli improvvisi cambiamenti del mercato gli obiettivi che aveva meno di un anno e mezzo fa sono stati cambiati. Basta pensare che nel 2023 il fatturato era stato di circa 17 miliardi per poi passare a 13 miliardi nel 2024 e le previsioni sul 2025 sono ancora più basse.
La sensazione è che il punto più basso sia stato toccato nel primo trimestre di quest’anno, ma aspettiamo a dire che adesso è già iniziata la risalita, tutti ce lo auguriamo”.
L’incontro del 28 luglio si preannuncia cruciale: quali sono le istanze principali che Fismic porterà al tavolo? Ci può anticipare quali sono le richieste più urgenti per tutelare occupazione, diritti e prospettive di sviluppo del sito catanese?
“L’incontro del 28 Luglio ne segue già un altro nel quale, solo alla fine di esso, furono annunciati 2800 esuberi tra gli stabilimenti di Italia e Francia; poi, fuori dal tavolo, il Ministro Urso aveva quantificato in circa 1000 gli esuberi in Italia.
Siamo certi che non sarà l’ultimo incontro ma che ne seguiranno altri per consentirci di raggiungere un accordo che garantisca prospettive ed occupazione.
Noi abbiamo sempre detto ad Azienda e Istituzioni che in presenza di ingenti fondi pubblici non possono esserci ridimensionamenti della base occupazionale e quindi ST non deve venire al tavolo ministeriale a parlare di esuberi perché è un ragionamento al quale ci sottrarremo. ST deve illustrare il piano industriale complessivo,
sia su Agrate che su Catania, convincerci che le scelte di questo piano garantiscano prospettive all’altezza del valore di questa multinazionale ed essere contestualmente aperta a trovare un accordo per la gestione dei cambiamenti che contengano le necessarie garanzie occupazionali per i lavoratori”.
Si parla spesso di nuovi investimenti e di un possibile rafforzamento della presenza industriale a Catania, anche grazie a fondi europei e incentivi governativi. Ritiene che ST stia realmente puntando sul sito etneo per il futuro? E quali garanzie chiedete come sindacato per evitare che queste promesse restino solo sulla carta?
”L’investimento sul carburo di silicio che complessivamente costa oltre 5 miliardi di euro di cui oltre 2 miliardi fondi pubblici e’ certamente la risposta a questa domanda. Già tutta la prima parte di questo importante investimento per il futuro è stata realizzata e si sta correndo per realizzare il resto.
Da quello che sappiamo l’investimento sta andando avanti secondo i piani e non c’è dubbio che rappresenta un impegno importante anche sulle prospettive di sviluppo di questa teconologia.
Ovviamente questo investimento nasce principalmente per servire il mercato dell’elettrificazione dell’auto che, come tutti sappiamo, non è ancora decollato e queste condizioni, per noi, sono chiaramente fonti di preoccupazioni.
Ciò che chiederemo è un piano di diversificazioni delle produzioni che non guardino solo a questo segmento di mercato ma che ci diano la possibilità di produrre anche per altri segmenti in modo da replicare ciò che fino ad oggi, con le produzioni su substrati di silicio, in M5, ci ha consentito di stare tranquilli. E poi ovviamente garanzie sul fatto che non ci sia un disimpegno sulle produzioni su silicio in M5. Queste due cose insieme possono garantirci una buona prospettiva a Catania sia dal punto di vista tecnologico che dal punto di vista occupazionale”.
Il settore della microelettronica è strategico per la transizione digitale ed ecologica. In questo contesto, come può il polo di Catania diventare un asset centrale nella strategia industriale di ST? E che ruolo può giocare la formazione dei lavoratori nel sostenere questa evoluzione tecnologica?
”Come Fismic crediamo fortemente nelle politiche del green deal e crediamo che bisogna continuare ad andare avanti con convinzione per accelerare. Questi cambiamenti pero’ non possono realizzarsi per decreto, servono programmi concreti che guardano al cambiamento con i giusti equilibri. Per farlo servono politiche europee mirate che da un lato facciano crescere gli investimenti delle aziende che guardano a questo mondo, ma che dall’altro proteggano i lavoratori. La formazione continuerà ad avere un ruolo cruciale, maggiormente in un settore strategico come quello della microelettronica e, siamo convinti, avrà un ruolo centrale anche per salvaguardare i livelli occupazionali in ST. Sicuramente rappresenterà uno degli strumenti necessari di cui si discuterà anche al Ministero delle Imprese e del Made in Italy”.
Che tipo di rapporto c’è oggi tra azienda, sindacato e istituzioni sul territorio? E secondo lei, cosa dovrebbero fare di più Regione e Governo per supportare realmente il comparto industriale e difendere l’occupazione qualificata al Sud?
“Secondo noi solo facendo fronte comune e mettendo a disposizione degli altri ognuno le proprie competenze si potranno traguardare obiettivi importanti.
Nel nostro territorio, per esempio, la ST è un grande valore aggiunto che va tutelato e fatto crescere costantemente. Tutti condividiamo queste necessità, ma a volte non si dà l’impressione che il confronto possa far fare un salto importante di qualità alle relazioni. Ci sono stati due incontri in Regione Sicilia sulle prospettive industriali di ST in Sicilia eppure in nessuno dei due incontri sono venuti né gli assessori regionali, né il Presidente della Regione, così come i rappresentanti di ST; eppure la ST sta realizzando un importante investimento nel nostro territorio e la Regione Sicilia sta partecipando con un finanziamento di oltre 300 milioni di euro. Quindi i comportamenti vanno tutti nella stessa direzione ma mortificando un po’ il confronto che invece, a nostro avviso, è fondamentale per superare le criticità che incontriamo quotidianamente”.