CATANIA – A tre anni di distanza dall’emanazione del “Codice Rosso” che consente di annoverare tra i soggetti socialmente pericolosi previsti dal Codice delle Misure di Prevenzione gli autori di maltrattamenti in famiglia e stalking, grazie al costante impegno di Procura, Tribunale – Misure di Prevenzione e Questura sono stati emanati ed eseguiti diversi decreti applicativi della Sorveglianza Speciale della Pubblica Sicurezza, alcuni dei quali anche con l’ausilio dei presidi elettronici di controllo, i “braccialetti elettronici”, che, una volta applicati agli autori di atti persecutori e maltrattamenti in famiglia, consentono uno speciale collegamento con la Sala Operativa della Questura che permette di intercettare chi si avvicina alla vittima, ai familiari e a tutti i luoghi frequentati dagli stessi.
Inoltre, la violazione di talune prescrizioni, imposte dalla Sorveglianza Speciale, consente alle forze di polizia di arrestare o sottoporre a fermo di Polizia giudiziaria, anche fuori dai casi di flagranza di reato, i trasgressori ai quali, in caso di condanna, verrà applicata la reclusione da uno a cinque anni. In particolare, il Tribunale, in raccordo con la Procura della Repubblica e la Questura, al fine di assicurare una più rapida e celere trattazione delle proposte avanzate dal Procuratore o dal Questore, assicura ai procedimenti di prevenzione da “Codice Rosso” una priorità nella trattazione delle udienze di prevenzione che vengono fissate alla prima data utile, garantendo, pertanto, con tempestività l’esame giurisdizionale della misura richiesta.
Grazie a tale sinergica azione, negli ultimi due mesi del 2022, la Questura di Catania ha eseguito ben 16 Misure di Prevenzione della Sorveglianza Speciale emanate dal Tribunale-Misure di Prevenzione, nei confronti di soggetti indiziati di maltrattamenti in famiglia e/o di atti persecutori e in particolare: 13 misure sono state irrogate con il divieto di avvicinamento alla persona offesa, di cui 5 con l’aggiunta del braccialetto elettronico e 3 sono state irrogate con il divieto di soggiorno nel Comune di residenza o dimora della persona offesa.
Molte delle azioni violente e maltrattanti per le quali è stata applicata la misura sono state poste in essere alla presenza dei figli minorenni.
Inoltre, tra i soggetti destinatari della Sorveglianza Speciale ve ne sono tre che già destinatari dell’Ammonimento del Questore e, nonostante ciò, hanno continuato a perpetrare i medesimi reati.
Ai fini preventivi, si segnala che sono stati, altresì, emessi, negli ultimi due mesi, anche 62 Ammonimenti del Questore sempre nei confronti di soggetti indiziati di maltrattamenti in famiglia e/o di atti persecutori, al fine di arginare l’escalation di violenza e minacce alle donne maltrattate.
Anche in tale circostanza la violazione della misura comporta l’arresto in flagranza di reato. Nello stesso periodo, tuttavia, non sono state trascurate le altre categorie di soggetti ritenuti pericolosi dal Codice Antimafia e sono state eseguite altre 13 misure, di cui 5 Sorveglianze Speciali con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza, nei confronti di soggetti indiziati di appartenere ad associazioni mafiose e a delinquere, così distinte: una nei confronti di un soggetto indiziato di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti, un’altra nei confronti di un soggetto inserito nel sodalizio mafioso denominato “Sciuto-Tigna”, due sono state irrogate nei confronti di soggetti appartenenti al clan “Santapaola-Ercolano” e un’altra è stata irrogata nei confronti di un soggetto militante all’interno del clan “Cappello”, e 8 misure di Prevenzione, infine, sono state applicate a soggetti appartenenti alla criminalità comune, per aver commesso diversi tipi di reato, tra i quali, furti in abitazione, spaccio di stupefacenti e numerose rapine ai danni di supermercati, distributori di carburante e banche, perpetrate anche con l’uso di armi e col volto travisato.
In particolare, uno dei soggetti destinatari della misura è indiziato di aver commesso ben nove rapine soltanto nell’anno 2021. Personale del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Adrano ha condotto in una casa lavoro un uomo di 25 anni, già sottoposto alla misura della libertà vigilata, per ivi permanere ristretto per la durata di un anno.
L’uomo, noto alle forze di polizia per aver commesso diversi reati contro la persona e il patrimonio, essendo in attesa di giudizio definitivo e data la sua pericolosità sociale, era stato sottoposto alla misura della libertà vigilata che comporta una serie di limitazioni e di obblighi tra i quali mantenere una buona condotta, non frequentare determinati luoghi, non accompagnarsi a pregiudicati e permanere in casa in determinati orari.
Ebbene, a seguito della scrupolosa attività di vigilanza e di controllo del territorio, curata da personale del commissariato di Adrano, si è avuto modo di constatare come, in un solo anno, l’uomo più volte abbia violato tutti quanti tali obblighi, distinguendosi per una caparbia volontà di non arretrare nei suoi propositi e indifferente alle numerose diffide.
Per questi motivi, la competente autorità giudiziaria, puntualmente informata delle inappropriate condotte, ha ritenuto opportuno sostituire la misura della libertà vigilata con quella della misura detentiva, disponendo che venisse condotto in una casa lavoro ove permanere per un anno ristretto.
Nella struttura detentiva in questione, l’uomo dovrà adoperarsi in utili attività produttive e, pertanto, idonee alle finalità di rieducazione e formazione personale che il sistema giudiziario si propone, soprattutto per un successivo fruttuoso reinserimento nella società.