Spacciava dentro il carcere: arrestato poliziotto penitenziario

Spacciava dentro il carcere: arrestato poliziotto penitenziario

CATANIA – Prestava servizio nel carcere di Bicocca e sottobanco passava cocaina e marijuana. Ma non solo… infatti ai detenuti forniva cellulari, supporti informatici e anche sostanze alcoliche. In questo modo favoriva i mafiosi.

Mario Musumeci, assistente capo della polizia penitenziaria è finito ai domiciliari su disposizione della Procura di Catania. Ad arrestarlo i carabinieri coordinati dal comandante provinciale Alessandro Casarsa e dal colonnello Michele Piras. E ora dovrà rispondere di spaccio e corruzione.

Si avete capito bene: corruzione. L’uomo infatti favoriva gli incontri riservati fra i reggenti dei vari clan e consentiva colloqui telefonici con i familiari oltre il numero consentito dal carcere.

Ma c’era anche un giro allucinante di “pizzini” con messaggi di ogni tipo per i parenti. E avvisava i detenuti quando stavano per essere eseguiti degli arresti. Tutto questo Musumeci lo ha fatto in quattro anni, dal 2009 al 2013 e la pentola bollente è stata scoperchiata nel momento in cui è stato arrestato un altro poliziotto penitenziario, Antonino Rainieri che lavorava a piazza Lanza.

Chiaramente Musumeci faceva tutto questo dietro pagamento di denaro ma è stato incastrato dai collaboratori di giustizia e dalle intercettazioni telefoniche. Da queste ultime è venuta fuori la rete di corruzione che c’era fra le due case circondariali.

Dalle indagini è emerso che Giuliano Gerardo Cardamone, comandante della polizia penitenziaria di Bicocca era alle dipendenze dei Laudani mentre gli altri, fra i quali Musumeci, Raineri, Giuseppe Seminara e Vito Limonelli venivano ingaggiati in base alle esigenze. Ogni prestazione veniva retribuita dai 200 ai 300 euro.

Ma alla fine su scelta della Procura ai domiciliari è finito solo Mario Musumeci.