CATANIA – Non basta la crisi e la tanto discussa riforma del sistema sanitario. A complicare e a mettere in cattiva luce l’intera macchina ci pensano anche persone che non svolgono in modo consono la propria attività.
Soldi e interessi, infatti, passano in primo piano rispetto alla missione che, invece, prevede il loro ruolo e mestiere: garantire la salute alle persone. L’effetto è devastante, smarrimento e poca fiducia prendono il sopravvento tra le persone. A chi affidarsi? A chi credere?
Questo è quello che è successo dopo lo scandalo della casa di cura Di Stefano Velona di Catania. A causa di diagnosi a vista e interventi per un lipoma (inesistente), un paziente ha visto aggravarsi il suo tumore e gli sono state provocate delle difficoltà a deambulare.
Il tutto perché amministratori, dirigenti e tre medici hanno anteposto i loro interessi economici alla salute di molte persone. Ben il 60% delle cartelle cliniche analizzate (circa 5mila) ha presentato delle evidenti anomalie. Ma, questo, non è un caso isolato.
Sono altri gli episodi di malasanità a cui si è assistito. A volte anche negli ospedali. Ma, se in alcune occasioni si è trattato di errori di valutazione non propriamente voluti, in altre la superficialità e la “voglia” di soldi hanno preso decisamente il sopravvento.
Tra i fatti di cronaca, impossibile non ricordare l'”autoambulanza della morte”. Protagonista dello scempio Davide Garofalo, 42 anni, che avrebbe provocato la morte di tre persone per ottenere denaro e favorire anche la criminalità organizzata. Ben 300 gli euro richiesti per trasporto e vestizione nel caso di decesso durante il tragitto dall’ospedale all’abitazione dei familiari.
Quelle che erano giustificate come “morte naturale” durante il percorso, invece, erano ben altro. Veniva iniettata dell’aria nelle vene, provocando così il decesso della persona (giudicata come malata terminale e quindi destinata alla “scomparsa”).
Dolore, difficoltà economiche, paura per la propria salute: sono queste le condizioni che pazienti e relativi parenti e amici vivono quotidianamente. E lo fanno lottando, sperando di uscire, in molti casi, da un tunnel difficile o da malattie aggressive. Si affidano a gente esperta, professionisti di alcuni campi. Ma, “oggi” questa fiducia sta venendo meno.
Fidarsi o non fidarsi? Credere o non credere? Questi i dilemmi e le difficoltà che si aggiungono a quelle della quotidianità. Il tutto, a discapito dell’immagine dell’intero sistema sanitario e di chi svolge il proprio lavoro con estrema professionalità.