PALERMO – Dicono che in Sicilia regni sovrana la disoccupazione… ma, andando a scavare più a fondo, il problema è semplicemente la raccomandazione e la corruzione.
Non abbiamo di certo scoperto l’acqua calda e, in questa sede non è nostro interesse innescare sensazionalismi, il punto fondamentale qui sono i dati: il 70% del lavoro in Sicilia finisce ai raccomandati.
Una sequela di chiamate, omaggi al personaggio giusto, favori più o meno importanti a qualcun altro ed il gioco è fatto, ma a rimetterci sono sempre più spesso giovani laureati senza alcun “appiglio importante”.
Ci sono percentuali molto alte, l’85% per esattezza, di ragazzi che cercano lavoro tramite il servizio Garanzia Giovani, mentre solo il 15% ha preferito perseguire gli studi o fare la casalinga.
Stando a quanto riporta oggi il quotidiano “La Sicilia”, i dati del primo Osservatorio statistico nazionale dei consulenti del lavoro sulla Sicilia sono davvero preoccupanti.
È grande la sfiducia nei confronti dei centri per l’impiego: file troppo lunghe, disservizi e poche possibilità di parlare direttamente con gli impiegati.
Ecco perché si sceglie la strada più semplice: quasi il 27% ricorre alle raccomandazioni per ottenere un posto con qualifiche medie e il quasi il 39% per puntare a quelle basse.
Solo il 40% del lavoro in Sicilia viene raggiunto attraverso regolari concorsi.
Ciò determina scoraggiamento e molto spesso depressione in tutte quelle persone che ritardano a iniziare la propria vita “da adulti” a causa della mancata stabilità.
A ciò si aggiunge lo spauracchio del lavoro in nero che coinvolge quasi 600 mila persone tra donne e uomini.
Ciò ha sensibilmente fatto diminuire la popolazione siciliana in età lavorativa. E il fenomeno non da alcun segnale di arresto.



