CATANIA – L’età dei ragazzi presenti in rete e nello specifico sui social è sempre più bassa. Sono sempre di più i profili di adolescenti e preadolescenti che condividono immagini private online.
Una tendenza sempre più diffusa è quella di genitori, innamorati pazzi dei propri bebè, da condividere ogni momento della loro vita. A esporre – con tutte le buone intenzioni – al pubblico sconosciuto bambini piccolissimi sono proprio coloro che, per legge, ne sono i tutori e dovrebbero proteggerli.
Questo atteggiamento si chiama Sharenting, dall’unione di condividere (share) e genitorialità (parenting).
Fatto sta che moltissimi lattanti, potenziali adulti, in futuro si troveranno con una galleria online testimone di un’intera vita, involontariamente.
Ma i social-genitori si sono mai chiesti a che rischi potrebbero incorrere dal punto di vista legale, se un domani i figli-influencer inconsapevoli dovessero non condividere la loro scelta?
E sopratutto, è giusto esporre i bambini così piccoli e i loro momenti intimi – un tempo privati – a un pubblico così vasto? È giusto creare un archivio digitale, accessibile a chiunque?
Inoltre, non vanno sottovalutati i rischi a cui vengono esposti. Va ricordato che, nonostante la giovane età, anche i bambini sono portatori di diritti, quali la privacy e la tutela della propria identità.
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