CATANIA – Risiedevano stabilmente in Italia e beneficiavano dello status di rifugiati politici ma la loro condotta non era di certo delle più esemplari.
Per 20 cittadini somali sono scattate le manette in seguito alla condanna dello scorso 24 aprile da parte della Corte di Assise di Siracusa.
Sono accusati di associazione per delinquere transnazionale finalizzata al favoreggiamento aggravato e allo sfruttamento dell’immigrazione clandestina, di numerosi delitti di contraffazione di pubblici sigilli, di sostituzione di persona, di false attestazioni a pubblico ufficiale sulla propria identità e di falsificazione di documenti.
Una vera e propria organizzazione criminale che dal dicembre 2012 ha visto coinvolte, in totale, 48 persone, 42 delle quali già condannate in primo grado.
Le indagini, che hanno visto il coinvolgimento della Polizia (Squadra Mobile della Questura di Ragusa e Servizio Centrale Operativo di Roma) e della Guardia di Finanza (G.I.C.O. del Nucleo di PT di Firenze), hanno preso avvio da una capillare attività di intercettazioni telefoniche che ha permesso di accertare l’esistenza di una vera e propria organizzazione criminale transnazionale che dietro il pagamento di ingenti somme di denaro, “organizzava” l’ingresso illegale in Italia, sotto falso nome, dalla Grecia, dal Kenya e dalla Somalia, di cittadini extracomunitari di nazionalità somala, consentendone successivamente il loro trasferimento nei paesi europei di destinazione, Olanda, Inghilterra e sopratutto Svezia, Norvegia e Finlandia. Tutto ciò veniva corredato da un opportuno supporto logistico (ospitalità, trasferimenti, falsificazione di documenti di identità e sanitari) necessario per ottenere il visto di ingresso.
Il 13 dicembre 2012, su richiesta della Procura Distrettuale il Gip del Tribunale di Catania aveva emesso 48 misure di custodia in carcere, poi eseguite nelle diverse cellule operative della organizzazione (Firenze, Prato, Siena, Torino, Cuneo, Biella, Milano, Bergamo, Genova, Napoli, Padova, Roma, Palermo).
Due degli imputati furono arrestati in Germania ed in Inghilterra in esecuzione di mandati di arresto europeo grazie anche alla cooperazione internazionale offerta da Eurojust.
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