Senza paura e a testa alta: quell’eroe nascosto chiamato vigile del fuoco

CATANIA – Supponiamo vi sia un incrocio a raso, dove ad attraversare la strada siano presenti due ambulanze, una volante di polizia e un’autobotte dei vigili del fuoco, tutte e quattro le vetture con le sirene d’emergenza accese. Non è più una domanda che è presente nel quiz teorico per la patente, ma pensateci un attimo: chi passa per primo?

La risposta è: “I vigili del fuoco, perché possono salvare più vite. Inizia così questa analisi su uno degli incarichi più importanti, e al contempo pericolosi, a livello nazionale. Sì, quel famoso pompiere che “paura non ne ha”, che porta “Santa Barbara dentro i nostri cuori”. Quel vigile del fuoco che nonostante abbia paura non ne dimostra, indossa un caschetto e va dritto per la sua strada, pronto a salvare una vita.

È anche quello che hanno fatto Dario Ambiamonte e Giorgio Grammatico, i due servitori dello Stato (come li ha definiti il sindaco di Catania, Enzo Bianco) che, cercando di salvare la vita di Giuseppe Longo, il proprietario dell’officina di biciclette esplosa in via Garibaldi lo scorso 20 marzo, hanno messo in gioco la propria vita. Perdendola.

Ed è con una voce strozzata dalla commozione di chi ha perso due amici, anziché colleghi, che Luigi De Luca, dirigente del corpo dei vigili del fuoco di Catania, parla a loro nome, difendendo la professione, onorandola, affermando che “è il lavoro più bello al mondo“. Senza esitazione, a testa alta. 

Una domanda che può sembrare banale, ma che in effetti non lo è assolutamente: chi sono i vigili del fuoco?

È necessario spiegarlo – delucida De Luca -, perché i vigili del fuoco sono un organo istituzionale assai importante che come funzione principale ha quello di salvaguardare l’incolumità dei cittadini e di tutelare le vite umane che siamo chiamati a soccorrere, oltre a preservare i beni materiali. Questo è l’obiettivo primario: poi, certo, abbiamo anche dei piani di prevenzione incendi, vigilanza e progetti per la sicurezza. Andiamo nelle scuole a spiegare ai ragazzi chi siamo e cosa facciamo, come si devono comportare in caso di situazioni critiche”. 

Oltre ciò, il corpo dei vigili del fuoco dipende dal Ministero dell’Interno e, per tanto, è un corpo civile della Repubblica Italiana, costituendo un’estensione operativa e amministrativa del dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile.

Scendendo nel particolare: si è vociferato, in lungo e in largo, che l’esplosione della bottega in via Garibaldi fosse causa di azioni avventate da parte dei pompieri. Ci sono già delle indagini in corso: “Un argomento da trattare con cautela, ma posso dare per certa una cosa: i ragazzi sul campo hanno attuato tutte le procedure standard, ispirate a pratiche sicure alla tipologia d’intervento. Sono procedure nazionali, le stesse di Torino, Bari o qualsiasi altra città d’Italia. Abbiamo la certezza che sia stata fatta la cosa giusta, poiché non esistono dati oggettivi che facciano pensare il contrario. Ora, lasciamo spazio al lavoro delle attività competenti in attesa di ulteriori accertamenti“.

Un lavoro importante, che però potrebbe essere sottovalutato a causa di alcune carenze in merito a mezzi e strutture inefficienti. Una situazione diffusa sia in Sicilia ma anche in diverse parti d’Italia. Lo stesso De Luca ammette che ci sono delle difficoltà sia per le vetture operanti che per il personale, ma questo non abbatte niente e nessuno, poiché “non bisogna dimenticare l’eccellenza tecnologica che il corpo ha a disposizione. Dipendendo dal Ministero, abbiamo garanzie per le attrezzature d’intervento”.

Il cerchio si chiude parlando, ovviamente, di Dario e Giorgio, che Luigi De Luca conosceva bene. Insieme con lui, sentiamo un nodo alla gola, perché le parole pronunciate dal dirigente sono sincere, frasi di chi ha veramente perso qualcuno a cui teneva: “Li conoscevo, li ho visti crescere. Hanno effettuato molti anni di servizio, li ho seguiti anche quando prestarono servizio a Milano. Da aspiranti pompieri, quando erano ancora ragazzi, sono diventati adulti e professionisti. Oltre a essere dei semplici colleghi, erano amici fraterni“.

De Luca descrive i due come persone dal rapporto straordinario, che amavano la vita nonostante il loro lavoro la mettesse a rischio: “Loro sapevano che ogni giorno potevano non tornare più a casa, conoscevano la sofferenza di questo mestiere, ma lo facevano comunque e pure con passione. Per noi, e per tutti, loro sono un esempio“.

Sono state tante le iniziative delle caserme dei vigili del fuoco di tutta Italia, a cominciare dal minuto di silenzio osservato in loro ricordo (e anche onore), passando per il messaggio del sindaco etneo Bianco durante la manifestazione antimafia dell’associazione Libera. Tutto questo, riempie di gioia i vigili, che vengono fermati per strada dai cittadini per complimentarsi e ringraziarli per ciò che fanno: “Continuare a fare questo lavoro – conclude De Luca – sapendo che la gente ci sostiene, ci dà una grossa mano. Questa è, e resta, la professione più bella al mondo”.