CATANIA – Oggi per i catanesi non è un giorno qualunque. È “il” giorno. Il 5 febbraio si festeggia la patrona Sant’Agata e nemmeno la pandemia può fermare la fede.
Possono “imporre” la mascherina, regole stringenti, Green Pass, consigliare la vaccinazione e quant’altro, ma non potranno mai eliminare l’amore viscerale che i catanesi hanno per Agata.
Il 2022 si conferma l’ennesimo anno in cui i devoti o semplicemente i cittadini dovranno ammirare – a malincuore – la Patrona “da lontano”, rinunciando al classico giro interno, esterno, fuochi d’artificio, momenti di preghiera, commozione, ceri, processione e tutto ciò che rende la festa di Sant’Agata la terza più importante al mondo.
Un mix di devozione, folklore e tradizione difficile da dimenticare o da eguagliare. I devoti, però, hanno comunque indossato il classico sacco bianco, cappello nero e guanti bianchi e si sono fermati, anche solo per un momento, per inginocchiarsi davanti al Duomo di Catania, proprio a due passi dallo stesso cancello che, in passato, si faticava a distinguere, “sepolto” dalla folla di gente pronta ad applaudire il Fercolo di Sant’Agata.
Quella di quest’anno, invece, è una festa raccolta, quasi intima, che crea profonda tristezza ma che racchiude tutta la forza di una città che è pronta a reagire a ogni costo. Tutti a dovuta distanza, inginocchiati, “protetti” dalla mascherina FFP2, ma col calore di sempre.
Non mancano mazzi di fiori e omaggi per Sant’Agata per ricordare, ancora una volta, che i catanesi ci sono sempre, inarrestabili, pronti a innalzare un unico grido per la Patrona: “Semu tutti devoti tutti!“. Anche in piena pandemia, anche in “zona arancione”, tra restrizioni e voglia di evadere dalla quotidianità. Ennesima dimostrazione che la fede è più forte.
Tra l’altro, proprio in questi giorni, per rendere ancor più magico il tutto, a Catania soffia un leggero venticello, ed è bello immaginare che sia proprio Agata che dia una carezza di conforto ai suoi figli. Come a dire: “Non preoccupatevi, sono sempre qui con voi“.
Per le foto si ringrazia Angelo Mangano