Sempre più in declino l’Istituto per Ciechi Ardizzone Gioeni di Catania. “Bisogna rilanciare la struttura”

CATANIA – Nel cuore di Catania sorge una struttura che ha segnato la storia della città etnea, ma che negli ultimi anni sta vivendo un momento di forte declino.

L’Istituto per Ciechi Ardizzone Gioeni, inaugurato da Vittorio Emanuele III e Margherita di Savoia, ha accolto in oltre un secolo di attività centinaia di persone non vedenti, bambini, giovani in età scolare, anziani che hanno trovato assistenza e cura che si è distaccata dal concetto di pura beneficenza.

Adesso, però, l’istituto voluto dal barone Tommaso Ardizzone Gioeni, ha vissuto un graduale e lento “spopolamento” che rientra nella normale evoluzione della società, ma a questo fenomeno non è però seguito un percorso di rilancio della struttura stessa, che rappresenta un vero e proprio fiore all’occhiello per la città etnea.

Della questione si è dedicata già da tempo la deputata all’Ars del M5S Gianina Ciancio: “Abbiamo presentato due interrogazioni al Governo regionale, abbiamo fatto sopralluoghi e abbiamo rilevato l’assenza di visione nella gestione di questa struttura che ha delle potenzialità enormi e, ad oggi, risulta essere totalmente abbandonata a sé stessa”.

Sono tanti i fronti aperti in questi anni per l’istituto, che risale alla fine dell’ottocento e l’esponente pentastellata alla Camera dei Deputati, Maria Laura Paxia, aggiunge: “La scuola sta vedendo chiudere il corso di formazione attualmente attivo, che è quello per centralinisti e, a partire dal prossimo anno scolastico non accetterà altre iscrizioni. È fondamentale fare un lavoro di squadra a livello regionale e nazionale, per cercare di trovare una strada per il rilancio di questa struttura. Per quanto mi riguarda c’è la massima disponibilità e intendo lavorare concretamente per individuare le strade da percorrere”.

Le due deputate catanesi, infine, dichiarano: “Per il futuro dell’Istituto per Ciechi Ardizzone Gioeni sarà fondamentale trovare una destinazione d’uso compatibile con lo statuto dell’Ente, uscire dalla gestione commissariale, ricostituendo così il Consiglio di amministrazione, per poi intercettare i fondi ed effettuare un possibile investimento per suo concreto il rilancio”.

Redazione

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