CATANIA – “Scappate! Scappate!“. La deflagrazione è violenta, il boato improvviso. Sono le 19,30 circa di martedì 20 marzo quando in via Garibaldi, al civico 325, l’esplosione investe i vigili del fuoco intervenuti sul posto in seguito alle segnalazioni dei vicini, allarmati per il forte odore di gas proveniente da una bottega per la riparazione di biciclette.
Corpi sbalzati in aria e autobotte spostata. Intorno è il caos. “Scappate! Scappate!“. Le urla si fanno insistenti. La gente scende in strada. “In pochi minuti è successo il manicomio: ambulanza, polizia, tutti qui“, è così che descrivono la scena alcuni testimoni.
A terra vetri rotti e alcuni pompieri sanguinanti. La squadra intervenuta sul posto era composta da 5 elementi. Il bilancio, al momento, parla di due vigili del fuoco morti, Dario Ambiamonte e Giorgio Grammatico, e altri due colleghi feriti gravi, uno con un trauma cranico, l’altro con un trauma polmonare, entrambi ricoverati all’ospedale Garibaldi Vecchio. Il quinto pompiere, invece, al momento dell’esplosione si sarebbe trovato all’interno dell’abitacolo del mezzo con il quale erano intervenuti e non avrebbe riportato ferite gravi.
A perdere la vita anche l’inquilino della bottega che viveva nello stesso immobile, luogo della tragedia, Giuseppe Longo, molto conosciuto nella zona.
Cosa è successo? Passata la paura sono in tanti, residenti e passanti, a chiedersi cosa possa essere accaduto e a cercare di avvicinarsi quanto più possibile. In molti, adulti e bambini, cercano di superare il cordone di sicurezza creato dalle forze dell’ordine che tentano di far desistere i più curiosi: “Lo ‘spettacolo’ non è bello, chi non ha niente da fare vada a casa“.
Il pensiero va ai feriti, da dietro le transenne il coro di preghiere è unanime: “Speriamo che il Signore li aiuti“. Tanto il rispetto e il dolore per i vigili del fuoco deceduti: “Non si può morire così giovani, facendo il proprio dovere“.
E mentre i mezzi delle forze dell’ordine cominciano ad allontanarsi, passata ormai la mezzanotte, c’è chi ritorna nella propria abitazione, abbandonata in fretta e furia qualche ora prima. Come una bambina di 10 anni circa che, in pantofole e con una coperta sulle spalle, si avvicina a casa protetta dall’abbraccio della madre.