Santapaola-Ercolano: confiscati beni per 2 milioni di euro a Orazio Cocimano. L’identikit e il curriculum criminale dell’esponente del clan catanese

Santapaola-Ercolano: confiscati beni per 2 milioni di euro a Orazio Cocimano. L’identikit e il curriculum criminale dell’esponente del clan catanese

CATANIA – Dalle prime ore della mattinata di oggi, il personale della D.I.A. (Direzione Investigativa Antimafia) di Catania, diretta dal 1° Dirigente della Polizia di Stato Renato Panvino, in sinergia con la Procura della Repubblica di Catania diretta dal dottor Carmelo Zuccaro, sta eseguendo il decreto di confisca di beni emesso dal Tribunale di Catania – sezione misure di prevenzione – nei confronti di Orazio Benedetto Cocimano, 54 anni, nativo di Catania e vertice dell’organizzazione mafiosa Santapaola – Ercolano.

Il provvedimento di confisca dei beni giunge a completamento del procedimento scaturito dalla proposta di applicazione di misura di prevenzione, a firma del Direttore della D.I.A., nei confronti del 54enne, a seguito della quale il Tribunale di Catania – sezione misure di prevenzione – aveva emesso i decreti di sequestro.

Più volte arrestato già nella metà degli anni ’90 per il reato di estorsione, il 3 maggio del 2000 Orazio Benedetto Cocimano era stato raggiunto da una nuova ordinanza di misura cautelare nell’ambito dell’operazione di polizia “Orione 3” per il reato di associazione per delinquere di tipo mafioso, quale affiliato al clan Santapaola, e associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Particolarmente vicino al pericoloso boss santapaoliano Maurizio Zuccaro il collaboratore Santo La Causa, del quale Cocimano sarebbe stato il successore in seno all’organizzazione, e che La Causa ha indicato come componente del gruppo di fuoco che nel 1996 uccise Luigi Ilardo, confidente del colonnello dei carabinieri Riccio, negli anni della ricerca dell’allora latitante capo di Cosa nostra Bernardo Provenzano e la cui vicenda costituisce oggetto di discussione nel noto processo sulla presunta trattativa Stato-Mafia. Il medesimo collaboratore ne riferisce un ruolo anche nell’omicidio del rampollo dei Santapaola, Angelo.

Nel 2011 Cocimano è stato nuovamente arrestato perché ritenuto responsabile di estorsione in danno dell’impresa di costruzione “Essedì Costruzioni S.R.L.”, aggravata per essersi avvalso delle condizioni di assoggettamento e di omertà derivanti dall’appartenenza all’organizzazione mafiosa “Santapaola – Ercolano”, e per aver commesso il fatto nei tre anni successivi al periodo di sottoposizione alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di Polizia di Stato.

Nel mese di luglio del 2014 Cocimano è stato arrestato dalla squadra mobile di Catania nell’ambito dell’operazione “Ghost”, poiché gravemente indiziato del reato di fittizia intestazione di società operanti nel settore delle costruzioni edili, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali e di agevolare la commissione dei delitti di riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita. Reato commesso in concorso e con l’aggravante di essersi avvalso delle condizioni di assoggettamento e di omertà derivanti dall’appartenenza all’associazione mafiosa Santapaola – Ercolano. Successivamente all’arresto di Santo La Causa, di Carmelo Puglisi e – nell’ambito dell’operazione “Iblis” – di Francesco Carmelo Arcidiacono, detto “Francu u Salaru“, Cocimano raggiungeva il vertice operativo dell’organizzazione mafiosa Santapaola – Ercolano diventando, alla fine del 2009 fino al 2011, reggente operativo dell’ala militare della “famiglia”, nonché detentore della “cassa degli stipendi”.

Il 54enne è stato, inoltre, più volte sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, nel 2011 e nel 2013. Il quadro probatorio fornito dalla D.I.A. di Catania – con la ricostruzione del profilo criminale di Orazio Benedetto Cocimano e gli accertamenti patrimoniali che evidenziavano la rilevante sproporzione tra redditi dichiarati, attività svolta e arricchimenti patrimoniali dell’uomo – è stato positivamente valutato dal Tribunale di Catania che, con il provvedimento ablativo in corso di esecuzione, ha disposto la confisca dei beni complessivamente stimati in oltre 2 milioni di euro, consistenti in due società operanti nel settore dell’edilizia, due appartamenti, tre garage, un locale deposito e un conto corrente.