Una Santa Barbara nel cuore di Librino: blitz dei carabinieri

Una Santa Barbara nel cuore di Librino: blitz dei carabinieri

CATANIA – Gli investigatori hanno fatto quadrare i conti prima che potesse accadere il peggio… una guerra criminale a suon di botteghe, motorini e auto bruciate. L’omicidio di viale Bummacaro a Librino, in pieno giorno e sotto gli occhi di tutti, in poco più di 24 ore è stato risolto dai carabinieri del Comando Provinciale di Catania guidati dal colonnello Alessandro Casarsa. Non una consegna spontanea bensì una consegna dovuta o meglio forzata quella dei fratelli Celso… tutti hanno visto, tutti hanno sentito. Difficile che nessuno parlasse.

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Già si stava preparando la risposta della parte “offesa” atti intimidatori e avvertimenti vari. Daniele Di Pietro, il pregiudicato catanese di 39 anni che è morto dopo essere stato raggiunto da più di dieci colpi di pistola potrebbe essere definito il ministro degli esteri della zona. Era lui che in parte gestiva il traffico di droga per i Nizza-Santapaola e che però ultimamente gli stava girando le spalle… magari mettendosi in proprio. E questo nessuno poteva perdonarglielo.

Il giorno dell’omicidio i carabinieri che sono arrivati sul posto hanno trovato i bossoli di una revolver e di una pistola automatica ed è iniziata l’ispezione dei luoghi per capire dove avessero buttato l’arma del delitto. Così davanti ai loro occhi si è aperto uno scenario nuovo.

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Quello che avete visto nelle immagini del video è un vero e proprio arsenale. Calando nella tromba di un ascensore i carabinieri hanno trovato, nascosta nei borsoni un’armeria a tutti gli effetti con più di cinquanta fra pistole, fucili e mitragliatori da guerra oltre ai giubbetti antiproiettile e al munizionamento.

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Armi nuovissime, levate alla criminalità organizzata, alcune con un volume di fuoco potentissimo così detto a nuvola. E anche qui si aprono scenari nuovi con traffici illegali legati a circuiti internazionali.

Ognuna di queste armi racconta una storia che verrà scoperta ora attraverso gli esami balistici e le analisi chimiche.

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Fra queste armi però non ci sono quelle che i parenti e gli amici di Daniele Di Pietro volevano usare per la vendetta.