CATANIA – Lo scorso 18 aprile, al largo dalla Libia, un barcone pieno di migranti si ribaltò e affondò. Da quel giorno, la procura della Repubblica di Catania ha cercato di andare a fondo sulla questione con l’obiettivo principale, come ha spesso ribadito il procuratore Giovanni Salvi, di individuare i responsabili.
Oggi, finalmente, si fa maggior chiarezza sulle dinamiche e sul numero dei morti. Grazie all’intervento della Marina Militare e l’utilizzo di particolari sonar e robot, infatti, è stato esplorato il fondale per individuare il relitto. Un’operazione tutt’altro che semplice, considerando le forti correnti contro cui si è dovuto combattere. Lo scafo è stato ritrovato circa 370 metri più lontano rispetto al punto in cui sarebbe affondato, ma il controllo sui fondali è stato molto produttivo.
È stato rilevato lo squarcio presente nella fiancata, a testimonianza dell’impatto con il mercantile su cui si sarebbe dovuto verificare il trasbordo. L’impatto, però, non sarebbe l’unica causa del naufragio: “Abbiamo rilevato – spiega Salvi – come in certi punti i battipetto fossero piegati, molto probabilmente per il riversamento delle persone su quel lato dell’imbarcazione. Questo avrebbe influito sul ribaltamento della nave”.
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L’ispezione, inoltre, è servita a verificare che solo una botola fosse aperta. Un’altra, quella a poppa, invece, sembrerebbe chiusa. Questo non ha permesso a molti di mettersi in salvo. Anche per questo, infatti, la procura ha preferito non rendere pubbliche le immagini dello scandaglio: all’interno della nave ci sono ancora cadaveri e le immagini a disposizione, in ogni caso, non aggiungerebbero nulla di nuovo a ciò che si sa.
Sui numeri: le dimensioni della barca sono molto simili a quelle di altre navi soccorse in passato. A questo punto, non è da escludere che potessero esserci circa 800 passeggeri. Lo scafo in foto, ad esempio, ne trasportava 887.
Per quanto riguarda le indagini, gli incidenti probatori possono dirsi quasi conclusi. Nel corso delle ricerche erano presenti anche i difensori degli accusati del misfatto. Mentre sull’ipotesi di un possibile recupero del relitto Salvi ha precisato che non è di competenza della procura.
Nel pomeriggio, i mezzi e gli uomini utilizzati per le ricerche torneranno ad Augusta.