Rischi, dubbi e incertezze. Il 5G a Catania non è sicuro per la salute? Comitato Vulcania: “Anche l’amianto è stato utilizzato”

Rischi, dubbi e incertezze. Il 5G a Catania non è sicuro per la salute? Comitato Vulcania: “Anche l’amianto è stato utilizzato”

CATANIA – Sulla questione 5G e inquinamento elettromagnetico a Catania, il sindaco e la giunta sembrano volere procedere verso un’accettazione dei nuovi impianti, malgrado l’istanza approvata in consiglio e la petizione con 800 firme. Il Comitato Vulcania non ci sta e polemizza contro l’accettazione dei nuovi impianti.

Si ricorda, – dichiarano dal Comitato – per l’ennesima volta, all’Amministrazione Comunale di Catania che il 5 agosto dello scorso anno è stata votata e approvata una mozione, su richiesta e proposta dal Comitato Cittadino Vulcania, che aveva per oggettoesame ed espressione di parere sull’applicazione del principio di precauzione, prevenzione e salute pubblica relativamente alle SRB (Stazione Radio Base), esposizione ai campi elettromagnetici e moratoria al 5G'”.

È passato quasi un anno, si continua ancora a ignorare il problema. Constatiamo con estrema costernazione che la giunta del Comune di Catania sembra volersi avviare verso un totale sdoganamento del 5G sul territorio, incurante delle preoccupazioni espresse da molti cittadini, anche tramite una raccolta di 800 firme (numero raggiunto in venti giorni nonostante il particolare periodo di emergenza e difficoltà che stiamo attraversando). Ricordiamo ancora che medici e scienziati stanno portando avanti una richiesta di moratoria, data l’attuale carenza o mancanza di studi scientifici riguardo alle nuove frequenze utilizzate, i metodi di trasmissione potenzialmente più attivi a livello biologico e la mancata valutazione della somma di emissioni cui le persone di troverebbero a essere obbligatoriamente sottoposte.“, proseguono.

“‘Non si deve dubitare ma vigilare’, ‘lo Stato ha dimostrato di muoversi in linea con i dettami tecnico scientifici’. Allora perché prima dell’assegnazione delle frequenze 5G non è stato richiesto alcun parere sanitario all’Istituto Superiore di Sanità e all’Inail, come sarebbe stato d’obbligo? Perché a tutt’oggi non è stata fatta alcuna valutazione preventiva dell’impatto della nuova tecnologia né dal punto di vista fisico, né da quello ambientale, né da quello sanitario? Quali garanzie il sindaco ha avuto dai ministeri competenti? Per affermare che non si deve dubitare dobbiamo partire da garanzie solide, scientifiche e concrete, per non ritrovarci poi a vigilare facendo magari la conta dei danni.“, le domande del Comitato ai quali non sarebbe ancora stata data risposta.

Poche rassicurazioni e tante paure trapelano dalle parole dei rappresentanti: “È ben nota la nostra contrarietà all’ipotesi che il dispiegamento capillare sul territorio delle piccole antenne (small cells) necessarie per le frequenze più alte del 5G possa venire facilitato in modo incisivo dalla possibilità di installarle su strutture pubbliche, di cui solo il Comune può disporre. Per questo motivo continuiamo a sostenere la mozione già presentata e approvata in consiglio comunale, e non concedere le proprietà comunali per le installazioni. Sottolineiamo che le generiche rassicurazioni di ICNIRP non possono occultare un dato di fatto ben messo in chiaro anche da ANSES, agenzia governativa francese per la sicurezza sanitaria, e cioè che per quanto riguarda le frequenze del 5G vi è una mancanza di studi per i 3.6 GHz e una carenza di studi per i 26 GHz, per quanto – come dice il dottor Agostino Di Ciaula, Presidente del Comitato scientifico ISDE – i risultati preliminari siano già preoccupanti“.

Interviene anche la professoressa Angela Cerri, presidente del Comitato Vulcania, “Chiediamo nuovamente al sindaco, in quanto massima autorità sanitaria locale e responsabile della salute pubblica, di impegnarsi a ottenere ogni preventiva garanzia per accertarsi di non mettere in alcun modo a rischio la popolazione e di sospendere ogni installazione di impianti 5G sino a che non ne venga dimostrata l’innocuità, così come è già stato fatto da quasi 650 Comuni italiani, tra cui 50 in Sicilia. Fino a quando gli effetti sulla salute del 5G non saranno esplorati in dettaglio, non sono accettabili per la popolazione che ricorda che ci sono voluti decenni prima del riconoscimento della dannosità del tabacco, l’insetticida DDT o l’amianto sono stati utilizzati per molto tempo ma ci sono state indicazioni mediche che mettevano in guardia dal loro utilizzo. Ciò non dovrebbe accadere per la telefonia mobile, che colpisce quasi l’intera popolazione ogni giorno. Chiediamo, infine, che venga comunicato alla cittadinanza, magari in seguito a un confronto con chi intende installare sul territorio impianti aggiuntivi e in particolare 5G, a chi dovrebbero essere addebitati eventuali danni alla salute o all’ambiente, qualora effettivamente si producessero in seguito a dette installazioni, perché le generiche rassicurazioni non ci appaiono sufficienti in questo contesto”.

Immagine di repertorio