CATANIA – “Lascio tutto e vado da un’altra parte: sarà un nuovo capitolo della mia vita”: non è una frase presa da un film sul “sogno americano”, ma quello che centinaia di persone di ogni età dicono ogni giorno dopo aver deciso di andare a vivere e lavorare in una terra straniera.
Lasciare il proprio Paese non è mai una scelta facile: a volte è quasi un “obbligo“, l’unica soluzione possibile alla mancanza di impieghi o di prospettive nel proprio luogo d’origine, altre invece è una decisione compiuta per volontà di cambiare vita, esplorare il mondo o semplicemente conoscere una cultura differente. A prescindere dalla ragione che motiva un trasferimento, una cosa è certa: è un momento di transizione spesso doloroso che comporta fatica e sacrificio.
Se di giovani che abbandonano il posto che li ha visti crescere, spesso dopo aver completato un percorso di studi, si parla spesso, non si può dire lo stesso di quel numero non esiguo di individui che compiono l’arduo passo da adulti.
Sono tante le persone che ogni anno si “rifanno una vita” all’estero, reinventando la loro immagine personale e professionale proprio quando tutto sembrava già definito e immutabile. E, al contrario di come sostengono alcune persone, questo non avviene necessariamente per “odio” nei confronti del proprio territorio e dei suoi difetti (anzi, spesso la terra d’origine è uno dei rimpianti maggiori per chi se ne allontana).
I motivi di una simile decisione possono essere diversi: la perdita del lavoro, la scelta di inseguire un sogno, la voglia di conoscere, l’esigenza di una “metamorfosi” o il semplice desiderio di dare un futuro prospero a se stessi e/o ai propri familiari.
“Io in Sicilia avevo un mestiere nelle mani e un lavoro stabile, cosa che molti non hanno la fortuna di avere, ma nessuno qui poteva garantirmi la felicità e il futuro dei miei figli e quindi ho dato una svolta alla mia vita per assicurare il meglio alla mia famiglia“, rivela Salvatore, tornitore rettificatore di 38 anni, in procinto di trasferirsi in Svizzera dopo oltre 20 anni di lavoro a Catania. Non parla bene né inglese né tedesco, ma è pronto alla sfida che lo aspetta. Nessuna storia strappalacrime, lamentela o critica rivolta alla sua città natale, ma solo forza di volontà, grandi capacità e tanta voglia di apprendere: queste le caratteristiche che gli hanno permesso di ottenere il visto per lavorare in terra elvetica dopo numerosi colloqui.
E vale davvero la pena affrontare le difficoltà, economiche e culturali, i momenti di inquietudine di fronte a un cambiamento improvviso e la distanza dai propri cari? Per Salvatore, come per molti altri, la risposta è decisamente sì, perché ricominciare sapendo di fare il massimo per sé e per le persone che si amano permette di abbattere gli ostacoli con tenacia, un elemento imprescindibile per un’esperienza di successo in patria come in qualsiasi parte del mondo.
Fonte immagine: Pixabay – Skitterphoto
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