Rettorato Catania, il primo incontro tra i candidati. Ecco come è andata

Rettorato Catania, il primo incontro tra i candidati. Ecco come è andata

CATANIA – L’Università di Catania si prepara a scegliere il nuovo rettore per il sessennio 2025-2031, e lo fa partendo da un dato che mette tutti d’accordo: l’Ateneo non può più permettersi di restare in equilibrio instabile tra crisi di attrattività, precarietà diffusa e disomogeneità interna. Lo conferma il primo confronto pubblico tra i quattro candidati ufficiali: Salvatore Baglio, Enrico Foti, Ida Nicotra e Massimiliano Veroux. Quattro approcci diversi a un problema comune: trattenere gli studenti, dare prospettive ai giovani ricercatori e costruire un’università che sia finalmente percepita come motore di crescita, non come luogo di passaggio.

I numeri parlano chiaro: tra il 2011 e il 2021, l’Ateneo ha perso oltre il 30% degli iscritti, passando da 55mila a circa 40mila studenti. Dati comunicati dal professore Foti. Una discesa verticale a fronte di un calo nazionale molto più contenuto. Ogni anno migliaia di diplomati siciliani decidono di studiare fuori regione o si affidano agli atenei telematici, che in Sicilia raccolgono oggi una fetta significativa della popolazione universitaria. E chi resta, spesso, lo fa con riserva: il 50% degli immatricolati è già fuori corso entro i primi due anni.

Per il ruolo al rettorato una sfida in quattro visioni per l’Università di Catania

Nel corso del primo incontro con i docenti, Baglio, Foti, Nicotra e Veroux hanno delineato programmi articolati, segnati da una convergenza su alcune priorità – tra tutte, il welfare universitario e la necessità di riformare la macchina amministrativa – ma anche da significative differenze d’impostazione.

Per Salvatore Baglio, la parola chiave è comunità: “Gli studenti devono sentirsi parte attiva di un progetto, non semplici fruitori di servizi”, ha dichiarato. Puntando su un’università “attrattiva, sostenibile e dinamica”, con un welfare potenziato (assistenza sanitaria, supporto alla genitorialità). Ma anche attenzione alla parità tra sedi decentrate e una didattica più flessibile. Baglio propone anche una revisione a metà mandato del programma per verificarne l’attuazione. In un’ottica di trasparenza e miglioramento continuo.

Enrico Foti, già direttore del dipartimento di Ingegneria, ha invece costruito il proprio intervento attorno a una diagnosi preoccupante: “Solo il 60% dei diplomati siciliani si iscrive all’università. Il resto o va fuori o si ferma. Serve un cambio di passo radicale”. Per farlo, Foti punta su un’università aperta anche la sera, su spazi di apprendimento innovativi, sulla stabilizzazione dei ricercatori precari e sull’istituzione di un Osservatorio statistico interno per guidare la governance. “Non possiamo trattare i ricercatori come risorse a termine. Serve responsabilità anche nella programmazione del personale”.

Ida Nicotra, costituzionalista, ha impostato il proprio discorso sull’idea di restituzione: “Questo ateneo mi ha dato tutto. È il momento di restituire quello che ho ricevuto”. La sua proposta si muove su tre assi: semplificazione della burocrazia, potenziamento del welfare e apertura del sistema universitario al Mediterraneo e al resto d’Italia. Nicotra ha messo al centro il tema dell’equità: “Non possiamo continuare a perdere studenti perché non trovano un posto letto o una mensa. Servono infrastrutture, non solo intenzioni. E dobbiamo riconoscere l’università come presidio sociale contro la povertà educativa”.

Infine, Massimiliano Veroux ha parlato di “visione di sistema”, criticando la logica emergenziale che ha guidato le scelte degli ultimi anni. “Non basta attirare studenti con un’offerta formativa più ampia. Se poi quattro su cinque se ne vanno, non stiamo generando benessere”. Veroux vede un investimento serio sull’organizzazione interna e sull’internazionalizzazione: “Chi vince un progetto competitivo non può trovarsi a dover combattere con i regolamenti e gli uffici. Dobbiamo sostenere chi lavora nella ricerca, non mettergli i bastoni tra le ruote”.

Rettorato a Catania: oltre le elezioni, una comunità in attesa di risposte

Il primo confronto ha evidenziato non solo la distanza tra le idee, ma anche un bisogno comune di riconnessione con il territorio e con la società. A fare da sfondo al dibattito, la consapevolezza che l’università non è (più) solo un luogo di trasmissione del sapere, ma un’infrastruttura strategica per affrontare le sfide economiche, demografiche e culturali della Sicilia.

Il prossimo incontro tra i candidati rettori all’Università di Catania si svolgerà giorno 4 giugno.