CATANIA – Si era macchiata con il sangue l‘eredità che una pronipote avrebbe tentato di strappare alla zia lo scorso 22 febbraio nel Catanese. L’arrestata, Paola Pepe resterà ai domiciliari dopo l’accusa di circonvenzione di incapaci e di omicidio aggravato della prozia 80enne, Maria Basso.
La decisione del Tribunale di Catania
Il Tribunale del Riesame di Catania ha rigettato la richiesta del difensore della donna, l’avvocato Carmelo Peluso, e confermato l’ordinanza di custodia cautelare. Secondo l’accusa infatti, basata su indagini dei carabinieri di Aci Castello, l’indagata avrebbe provocato la morte della prozia per entrare in possesso della sua eredità.
La ricostruzione dell’omicidio
Secondo la ricostruzione dell’omicidio, alcuni giorni prima del decesso la vittima sarebbe stata invitata ad un pranzo fuori dalla nipote che avrebbe fatto mangiare a questa degli spaghetti e un dolce, nonostante una malattia invalidante la obbligasse a ingerire soltanto cibo omogenizzato. La morte dell’8oenne sarebbe dunque arrivata per questo “ultimo pranzo” che avrebbe “cagionato la morte per polmonite ‘ab ingesti’.
Le parole del difensore di Pepe
L’avvocato Peluso avrebbe spiegato che tra le due donne c’era una forte intesa e legame, tanto che Maria Basso considerava Paola Pepe “una figlia mancata“, e che insieme “hanno fatto viaggi e vacanze“.
“Se la signora Basso è morta per l’ingestione di cibo solido – ha aggiunto il penalista – bisogna tenere presente che non si può uccidere una persona disfagica facendole mangiare degli spaghetti perché non li può deglutire. Ha mangiato spaghetti triturati e fatti a poltiglia così come ha fatto altre decine di volte“.