Randagismo a Catania, la Lega per la difesa del cane: “Situazione drammatica”

CATANIA – Da giorni vi raccontiamo della situazione critica riguardo alla gestione degli animali randagi, su tutti cani e gatti, da parte degli enti preposti in Sicilia. Le mancanze dei singoli comuni e delle Aziende sanitarie provinciali dell’isola sono state denunciate in un dossier messo a punto da Legambiente che ha compiuto una valutazione su scala nazionale (clicca qui per leggere i risultati in Sicilia). 

Se spostiamo l’attenzione verso Catania le cose non fanno che peggiorare. Infatti quello etneo è tra i peggiori comuni nella valutazione Legambiente, così come l’Asp di Catania, ben al di sotto di un rendimento sufficiente

In questa situazione di disagio da parte di chi dovrebbe (ma non lo fa) operare per debellare il randagismo in città, diventa fondamentale l’operato delle associazioni di volontari che cercano di sopperire alle mancanze amministrative. Tra queste la Lega nazionale per la difesa del cane di Catania che, tramite la sua portavoce, Flavia Curcio, mette in luce una situazione quasi drammatica.

Viviamo una situazione penosa. La gestione del fenomeno randagismo nella città e nella provincia catanese è insufficiente e poco trasparente. Catania non ha mai provveduto a mettere su canili comunali, dovendo dunque fare affidamento su strutture private che costano tanto e rendono poco…“.

La Curcio sottolinea che due canili privati cui fa riferimento il comune di Catania, sono stati oggetto di una task force del Ministero della Salute che ha posto su di essi il sequestro per condizioni non idonee, provvedimento poi rivisto dal magistrato che ha preso il caso in esame. 

Conosco quei canili e ho visto in che condizioni vivono gli animali. Nel 2014 è stato deliberato un impegno di spesa di due milioni di euro, somme interamente convogliate nelle casse di questi canili. Le associazioni come la nostra, invece, non prendono un euro e si auto-sostentano grazie all’impegno dei volontari. Tutto ciò che facciamo è solo per amore nei confronti degli animali e spesso siamo anche ostacolati nella nostra missione per cavilli burocratici non corretti“.

Prese in esame anche le responsabilità dell’Asp di Catania che secondo la Curcio non porterebbe avanti le campagne di sterilizzazione in modo convincente poiché senza un organico sufficiente. 

Senza il numero di sterilizzazioni adatto a soddisfare l’enorme bacino di utenza, il randagismo non finirà mai. Inoltre la totale assenza di controlli sulla registrazione degli animali all’Asp da parte dei padroni, questi possono da un secondo all’altro decidere di abbandonare i cuccioli per strada senza che siano dotati di microchip (obbligatorio per legge – ndr). Abbiamo chiesto più volte al Comune di far incrementare dei controlli random da parte dei vigili urbani per verificare che l’animale sia regolarmente registrato, ma non siamo stati ascoltati“. 

Insomma, Catania non è in grado di affrontare il fenomeno randagismo, così come quasi tutti i comuni siciliani. A farne le spese sono (come sempre) i cittadini, ma soprattutto gli animali, condannati senza colpa ad una vita in preda al fato.