La rabbia di un agricoltore: “Calpestata la nostra dignità. Adesso basta”

CATANIA –Se qualcuno si presenta per acquistare arance in campagna ad un prezzo che va da €0.01 ad €0.10 cacciatelo fuori dall’azienda perché in quel momento sta offendendo il lavoro di un anno e la nostra dignità. Badiamo bene, se non riescono a comprare a quel prezzo dovranno per forza comprare ad un prezzo maggiore”.

Queste sono solo alcune delle parole usate da Salvatore Piccolo, fondatore e presidente dell’associazione Apas Km 1, per stimolare i propri colleghi a non abbattere il mercato agricolo tramite un’asta al ribasso fra agricoltori.

Stanco di abbassare la testa ad un sistema che non gli stava più bene, Piccolo ha deciso di cambiare lui stesso il commercio agricolo in Sicilia avviando questo nuovo progetto che è partito da Carlentini, ma si pone l’obiettivo di abbracciare molte aziende sparse per tutto il territorio siciliano.

È l’aratro che traccia il solco ma è la spada che lo difende, Apas Km 1 può essere la spada che difende i prodotti italiani, cambiando il sistema di commercializzazione.
Non esiste un reale crollo del mercato in quanto i prodotti non vengono svenduti al consumatore. Una arancia viene pagata al mercato oggi come ieri. La questione vera è la differenza che intercorre tra il prezzo dato al produttore e quello al consumo, Per esempio per le arance spesso c’è oltre un euro di differenza, per il pomodoro a volte oltre 3,50 euro”.

A vivere la crisi nel modo più acuto le aziende produttrici di pomodoro e arance che hanno subito un crollo dei prezzi che ha raggiunto in molti casi una cifra inferiore ai dieci centesimi al chilo. In molti hanno provato a ritardare la raccolta ma dovendola effettuare obbligatoriamente si trovano ad essere costretti a vendere al prezzo imposto dal compratore.

Molti forse non si rendono conto di quanto costa produrre un chilo di arance. Il prezzo giusto per il produttore sarebbe di cinquanta centesimi al chilo, quando produciamo, spesso, non consideriamo le spese relative al nostro lavoro, ma se facessimo bene i conti ci accorgeremmo che trenta centesimi non basterebbero a coprire i costi per la produzione di un chilogrammo di arance. Bisogna dare una svolta”.