Quelle gastroenteriti sospette, la Regione sapeva ma non ha fatto nulla

MASCALI – Non ha sorpreso nessuno il risultato emerso dall’indagine condotta dalla Guardia costiera di Catania che ha fatto venire a galla un liquame come quello sversato senza autorizzazioni nei mari della costa ionica o come quello non segnalato dagli uffici della Regione competenti che, di tutto questo erano a conoscenza ma hanno sempre taciuto. 

Omissione in atti d’ufficio, danno ambientale e distruzione e deturpamento di bellezze naturali oltre al neoreato (introdotto nel 2015) di inquinamento ambientale. Sono queste le accuse a carico dei sette indagati per il caso del depuratore di Mascali. Fra questi tre sono dipendenti della Regione Siciliana. 

Loro sapevano, perché gli abusi condotti dal consorzio che gestisce il depuratore erano noti e già agli atti degli uffici ma, prima dell’inizio dell’indagine, nessuno ha pensato di denunciare la condotta irregolare. Ancora una volta, dunque, la pubblica amministrazione sembra essere la responsabile. I giudici stabiliranno le colpe di chi doveva adempiere al proprio incarico e non lo ha fatto, ma resta il fatto che oltre che con l’inquinamento ambientale (che non è cosa da poco), si è “giocato” anche con la salute della popolazione. 

Sì, perché, proprio tutta questa inchiesta viene fuori da numerose segnalazioni ed esposti dei cittadini della zona che, nell’agosto del 2015, hanno assistito ad una vera e propria epidemia di gastroenteriti. Centinaia erano state le persone coinvolte ma nessuno aveva mai ammesso la possibilità concreta di un nesso fra l’inquinamento marittimo e l’origine dell’epidemia. I sindaci della zona avevano declinato ogni responsabilità passando la patata bollente al collega del comune accanto. 

Insomma, il solito scarica barile all’italiana, ma come al solito a pagare sono sempre i cittadini.