CATANIA – Sono più di 100 i dipendenti Amt scesi oggi a piazza Università per protestare contro l’azienda partecipata del Comune. L’80% dei dipendenti ha aderito e attualmente stanno circolando 70 delle 90 vetture previste.
Il motivo? Insicurezza diffusa. “Siamo un’azienda pubblica, il rischio licenziamento è scongiurato, ma aspettiamo ancora il 50% dello stipendio di dicembre e non abbiamo notizie di quello di gennaio – ha dichiarato ai nostri microfoni Giuseppe Cottone, segretario provinciale Fast Confsal – siamo padri di famiglia, abbiamo milioni di spese e neanche una sicurezza“.
Ad aggiungere carne al fuoco è la (mancata) riunione in commissione trasporti. Come mai? Non si è raggiunto il numero minimo legale: “Evidentemente alcuni consiglieri avevano altre priorità rispetto al futuro di un’azienda che da fulcro della viabilità catanese rischia di trasformarsi in fanalino di coda“.
Gli fa eco Giovanni Lo Schiavo, segretario generale Fast Confsal Sicilia: “Con rammarico stamattina, abbiamo registrato che in commissione consiliare trasporti, convocata dal Presidente Curia, e alla presenza del consigliere Carmelo Nicotra, si è consumata l’ennesima beffa: erano assenti tutti i consiglieri comunali che la compongono. Questa è la dimostrazione del totale disinteresse della politica locale nei riguardi di un’Azienda in agonia e nei confronti della sofferenza dei lavoratori e delle proprie famiglie, ancora senza stipendio. Il CdA rimane inerte e impotente a fronte di un azienda trascinata sull’orlo del baratro che non ha prospettive di crescita e rilancio a medio e lungo termine“.
Il sindaco, Salvo Pogliese, intanto, avrebbe inviato una comunicazione a Roma per avere un anticipo di cassa.
“Chiediamo – conclude Cottone – informazioni, sicurezza e soprattutto garanzie al nostro sindaco. Senza stipendi, dopo 41 mesi senza contributi versati al fondo di previdenza siamo, prima che arrabbiati o frustrati, tutti spaventati. Come organizzazione sindacale continueremo a protestare finché non avremo risposte certe, al costo di fare uno sciopero ogni 10 giorni“.