CATANIA – Ieri, un gruppo di studenti autonomi di varie scuole di Catania si è presentato in Prefettura con una lista dei danni strutturali delle scuole, corredata da documenti e dati ufficiali. Dopo quattro mesi dal primo corteo studentesco dell’anno, in cui era stata protocollata la richiesta ufficiale al prefetto per un incontro e la mancata risposta di ieri mattina alle problematiche studentesche, gli studenti hanno deciso di iniziare un periodo di agitazione che è cominciato questa mattina con l’occupazione della prima scuola, il liceo scientifico “E. Boggio Lera”.
Secondo le dichiarazioni degli studenti, “Uno dei primi obiettivi di questa occupazione è rendere la scuola uno spazio libero da tutto ciò che noi individuiamo come criticità nel sano e libero accrescimento delle nostre facoltà, al fine di farla diventare terreno di creazione e sviluppo delle nostre criticità e trarne sia un accrescimento culturale, critico e creativo delle persone coinvolte sia dei risultati concreti riguardo le richieste da noi avanzate”.
Gli studenti hanno inoltre chiarito che la scelta di adottare questo metodo di protesta è avvenuta in maniera coscienziosa e seria: “Conosciamo bene la storia delle occupazioni nelle lotte fino ad adesso e sappiamo anche quale sia la motivazione e l’obiettivo sociale e politico di un atto forte come questo”, continuano. “Questa protesta assume diverse sfumature, ma alla base rimangono sempre gli stessi motivi che spingono a portarla avanti e si riassumono per l’appunto in due parole: mala gestione”.
La mala gestione in questione si riferisce sia alla carenza delle istituzioni nazionali e locali che ha provocato un impoverimento del contenuto culturale e formativo delle scuole, promuovendo sempre di più il futuro lavorativo e sempre di meno la formazione. Da protagonisti di tutto questo processo, gli studenti osservano inermi una incitazione alla competizione. Essi, inoltre, vengono “modellati e adattati dalle varie riforme per produrre sempre di più, addirittura per aziende private a costo zero(ad esempio, alternanza scuola-lavoro), senza possibilità di decidere o anche solo interrogarsi se ciò porti beneficio o no alla propria formazione”.
“Un altro problema riscontrato negli ultimi anni – continuano – è l’ingente spesa di denaro dedicato all’istruzione per progetti spesso motivati da secondi fini non espliciti e controproducenti per la reale formazione degli studenti. Un esempio ampiamente discusso e contestato da noi è la recente spesa di 2,5 milioni di euro del nuovo governo con il fine teorico di contrastare l’uso di stupefacenti a scuola, ma con il fine pratico di attuare la repressione poliziesca. Dopo quest’analisi del progetto “scuole sicure”, si evince come le istituzioni diano priorità a come non fumare una sigaretta in cortile piuttosto che proteggere le nostre vite dalle condizioni penose delle nostre strutture […]”.