CATANIA – Si conclude – nel migliore dei modi per l’imputato – dopo oltre otto anni il calvario giudiziario di Salvatore Adonia, 51enne catanese accusato di avere, tra l’estate del 2014 e il gennaio 2015, in tempi diversi e con più azioni esecutive di un disegno criminoso, costretto la figlia della sua convivente a subire atti sessuali contro la sua volontà.
Ieri infatti la IV sezione penale del Tribunale di Catania lo ha assolto perché il fatto non sussiste.
Assolto dopo ben 7 anni: le parole del difensore
Per il suo difensore avv. Pietro Ivan Maravigna:
“La sensazione dinanzi alla sentenza è un misto di gioia e amarezza. Non c’è certamente motivo di esprimere contentezza per i tempi di un processo durato, incredibilmente, ben 7 anni e che ha portato all’annichilimento psicologico dell’imputato. Sette anni durante i quali la difesa ha smontato punto per punto il teorema accusatorio riuscendo, alla fine, a convincere pure la Pubblica Accusa (rappresentata in aula dal P.M. Martina Bonfiglio) a chiedere l’assoluzione dell’imputato.
Amarezza perché, nella fase delle indagini preliminari, si è assistito ad un eccessivo accanimento investigativo nei confronti dell’Adonia nonostante gli inviti, chiari e specifici del G.I.P., di prestare la maggiore cautela nella valutazione delle dichiarazioni rese dalla minore.
Senza quell’innamoramento nei confronti della tesi accusatoria, e con la serenità e disponibilità alla verifica dimostrata dalla Pubblica Accusa in dibattimento, si sarebbe capito che le accuse della minore erano eterodirette e oggetto di manipolazione, così come attestato da inequivocabili intercettazioni ambientali e telefoniche già conosciute in quella fase di indagine, da parte di altri familiari che non vedevano di buon occhio la convivenza della madre della minore con l’Adonia.
Soddisfazione perché, tutto sommato, il sistema giustizia regge e la verità, anche se dopo un tempo inaccettabilmente lungo, viene a galla.
Soddisfazione perché Salvatore Adonia potrà tentare di riannodare i fili della sua vita spezzati da questa tremenda vicenda processuale ed avrà sempre accanto la sua compagna che mai per un solo istante ha dato credibilità alle tremende accuse che venivano rivolte dalla propria figlia.
Ed avrà accanto quegli altri figli della propria compagna che al processo lo hanno disegnato come ‘il padre che non abbiamo mai avuto’“.
Il sig. Adonia chiede giustizia
Adesso il sig. Adonia chiede giustizia “nei confronti dello Stato per l’eccessiva durata del processo ma, soprattutto, nei confronti di chi ha proposto denuncia nei suoi confronti (ovviamente la minore non aveva all’epoca la capacità di agire né, tantomeno, di costituirsi parte civile per pretendere, addirittura un risarcimento per abusi inesistenti) nonché degli altri familiari e affini della minore che si sono prestati a rendere dichiarazioni inveritiere nel tentativo di farlo condannare pur sapendolo innocente“.
Insegnamento dalla vicenda
Da questa vicenda, che pertanto continua in altre sedi, va tratta una lezione. Certamente va posta la più grande attenzione su ogni genere di abuso (sessuale, fisico, psicologico) nei confronti del soggetti deboli (donne, minori) ma ponendo il massimo scrupolo nella ricerca e individuazione dei “falsi abusi” perché una denuncia falsa può distruggere un individuo e una sentenza che arriva dopo 7 anni può solo parzialmente limitare i danni.