Cronaca

Possibile chiusura Palanitta, il declino di un quartiere? “Sarebbe come tagliare un’arteria e far morire un grande progetto”

CATANIA – L’indignazione di un uomo espressa prima in un comunicato nel sito della società e poi ai media. Antonio Marletta, presidente del Catania Futsal Club, si vuole battere per la difficile realtà di Librino, evitando la possibile chiusura per inagibilità del Palanitta, unico palazzetto presente nel difficile quartiere catanese.

Una struttura che definire solo così è riduttivo, dato che per il presidente e, come emerso dalle sue parole, per molti altri, rappresenta un’occasione per ripartire e cercare un’alternativa a ciò che certe realtà hanno da offrire.

“La scorsa settimana, durante un incontro, era presente il presidente della sesta municipalità, Alfio Allegra, che mi ha riferito la possibilità che si arrivi alla chiusura del Palanitta. La voce quindi, viene da un’istituzione, non è di corridoio. La sede centrale non ha detto niente riguardo ciò fino a oggi, ma se me lo riferisce un presidente di municipalità facente parte del Consiglio è chiaro che siamo davanti a una possibile veridicità”, ha dichiarato Marletta.

Lo stesso patron della società di calcio a 5 ha poi proseguito: “Sergio Parisi, attuale assessore allo Sport di Catania, 6 anni fa mi portò nel quartiere di Librino per farmi notare l’entusiasmo dei ragazzini e di proseguire gli allenamenti nel quartiere. Visto che quell’anno puntavamo alla serie A avrei portato ulteriore gioia e voglia di fare e avrei dato inizio a un progetto importante. Io accettai e presentai l’attuale Catania calcio a 5 al campionato”.

Una stagione interessante e piena di soddisfazioni, che ebbe delle conseguenze positive: “Quell’anno sfiorammo l’A1 e questo portò alla nascita di un discreto movimento di bambini e scuole. Così, continuammo sulla nostra strada e portammo avanti la nostra idea. Ho continuato a insistere su questo progetto, siamo sempre lì da 9 anni a coinvolgere bambini, a dare punti di riferimento e cercare di non far vandalizzare il Palanitta. Quando noi nei periodi estivi non ci siamo, soprattutto quest’anno, alcuni degli abitanti ci dicono ‘menomale che state tornando, perché qua sotto si era creato di tutto’. Diciamo quindi che siamo una parte importante di questo quartiere, noi come tutte le altre associazioni presenti. È l’unica struttura esistente e fruibile in un quartiere di 80mila abitanti”.

Secondo Marletta, quindi, la chiusura della struttura potrebbe avere delle conseguenze negative: “Propongo una responsabilità da parte della politica attuale che si ripresenta, come dice il nostro sindaco, nella possibilità di far rivivere Catania anche nei momenti peggiori, come quello del dissesto. Chiudere il Palanitta è come togliere un’arteria, far morire qualcosa. Propongo poi un tavolo su cui discutere, proporre e venirci incontro e far capire che c’è la volontà di riqualificare quelle periferie di cui si parla tanto. Noi lo sappiamo da 11 anni che la struttura è inagibile, che manca la manutenzione e i servizi sono decadenti”. 

Quindi, sarebbe necessario un confronto con le società partecipanti. In caso contrario, lo stupore sarebbe tanto: “È mai possibile mettere i sigilli all’unica struttura al chiuso in questo quartiere e limitare il nostro operato che avvicina bambini e famiglie allo sport? Noi portiamo gli scaldabagni per far sì che arrivi l’acqua calda e vogliono farci chiudere la struttura che ha bisogno di 750 euro per l’agibilità. Oggi i bilanci sono quelli che sono, ma noi abbiamo dato anche dei supporti alla struttura. Abbiamo un sindaco che è molto esperto di sport e vive lo sport, l’assessore Parisi che ha delle competenze non indifferenti, quindi, dobbiamo essere così superficiali?”

Queste le domande che si pone il numero uno del Catania calcio a 5, che non vuole proprio pensare a questa ipotesi e, in caso contrario, battersi fino alla fine: “Io per il senso di responsabilità andrei a morire, e lo vedete dal fatto che siamo ancora là, nonostante tutti gli ostacoli. Penso che sia dovere di chi governa trovare una soluzione. Se siamo tutti uniti ce la possiamo fare, per i bambini e le famiglie in primis. Purtroppo oggi viene fatto poco per aiutare un sistema del genere e questo è veramente assurdo. Ci auguriamo di rimettere in vita una struttura che nel suo piccolo potrebbe dare grandi risultati”.

Immagine di repertorio

Redazione

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