Piazza Carlo Alberto e quel contrabbando di sigarette da migliaia di euro

CATANIA – Si davano appuntamento tutti in piazza Carlo Alberto. Era quella la zona ideale della città dove vendere sigarette di contrabbando… ed era sempre lì che la gente sapeva e acquistava ma chiaramente non parlava.

Questa mattina, però, l’organizzazione criminale è stata decapitata dopo un blitz della guardia di Finanza di Catania, coordinata dal comandante Roberto Manna e dalla Procura di Catania.

L’ordine del giorno era in mano ad un “capo” che è risultato essere il figlio di un boss del clan mafioso Sciuto-Tigna: aveva diviso l’area del mercato in quattro zone e distribuito i compiti ai suoi “scagnozzi”. E sempre lui aveva stabilito il prezzo al quale vendere le sigarette, facendo fuori qualsiasi concorrenza.

I punti vendita erano strategici, bisognava posizionarsi dove passava più gente e ogni pacchetto costava dai 2,5 (questo il prezzo della merce da loro stessa definita “tinta“, ovvero di seconda scelta) ai 3 euro mentre loro lo acquistavano al modico prezzo di un euro. Poi a fine giornata, tutte le sigarette non vendute venivano nascoste nelle cabine elettriche o telefoniche che si trovano proprio vicino piazza Carlo Alberto.

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Ogni giorno era sempre la stessa storia ma oggi in diciannove sono finiti in manette: 5 arrestati e 14 destinatari dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria (clicca qui per il video dell’operazione e i nomi degli arrestati).

Sono tutti siciliani pluripregiudicati e tutti devono rispondere di associazione a delinquere finalizzata al contrabbando. 

Nel pentolone bollente è finita anche un’edicola ambulante gestita da una donna anziana che aveva accettato di creare un nascondiglio per le stecche e venderle se qualcuno degli scagnozzi mancava all’appello.  

Neanche a dirlo i migliori stalli spettavano ai soggetti più importanti. Era qui che si guadagnavano più soldi, fino a 1500 euro alla settimana, con una paga giornaliera di 50 euro per il minutante. 

Ma poi c’era anche la sanzione per chi non portava a casa i giusti guadagni. La sua paga, infatti, di riduceva drasticamente.

Dalle indagini delle fiamme gialle, è emerso che le cessioni di tabacchi si aggiravano intorno ad una tonnellata, circa 50.000 pacchetti di sigarette per un totale di tributi evasi di circa 138.000 euro.

I tabacchi, per altro, erano di qualità differente: c’erano le sigarette provenienti dal cd. regime “duty free” che erano di migliore manifattura e poi c’erano quelli di scarsa qualità nei quali è stata rinvenuta anche la presenza di muffe e batteri dannosi che secondo le analisi dell’Asp potevano provocare patologie infettive all’apparato respiratorio, digerente, nonché al sangue.

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Il gruppo criminale, che trasportava le sigarette nascoste nelle auto, le prendeva dai lentinesi nei parcheggi di alcuni centri commerciali o anche al palaghiaccio etneo e, sbaragliando la concorrenza, era riuscito a ramificarsi anche nei mercati rionali di Messina e Paternò.

Giorgia Mosca – Santi Liggieri