CATANIA – Se la notizia non fosse seria susciterebbe, come minimo, ilarità, ma tantissima ilarità. L’azienda Pfizer di Catania, sì, sì, la stessa che a livello mondiale sta producendo il vaccino anti-Covid, somministrato anche a buona parte di noi, rischia, se non proprio la chiusura, una riduzione di posti di lavoro.
Casus belli, almeno una delle diverse motivazioni, come ci informa un lavoratore della stessa azienda, è: “la naturale scadenza di una grossa commessa che avrebbe ridotto di tantissimo il ciclo di produzione mettendo a rischio, in primis, tutti quei lavoratori con contratti staff leasing a cui, quasi certamente, non sarà rinnovato”.
A questa motivazione, va aggiunta la preoccupazione dei sindacati per “l’assenza di un qualsiasi piano industriale che già nel 2022 i volumi di produzione non consentirebbero di mantenere i livelli occupazionali” come si legge da una nota dell’O.D.G. n. prot. 429638 del 2/11/2021 del Consiglio Comunale di Catania che ha come oggetto: situazione Pfizer Catania. Una proposta a firma da tutti i consiglieri capi gruppo del comune etneo e redatta su sollecitazione scritta da parte dei segretari generali di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Filctem, Femca, Uiltec, Ugl chimici che chiedevano al consiglio comunale e al suo portavoce Giuseppe Castiglione di “far proprie le preoccupazioni delle organizzazione sindacali sul futuro di Pfizer nel nostro territorio”.
Ma non basta. Difatti, continuano i sindacati: “Al sindaco Salvo Pogliese, chiamato dall’Assemblea cittadina a farsi, insieme a noi, portavoce delle ragioni di lavoratrici e lavoratori in sede nazionale e regionale, chiediamo ora un’interlocuzione urgente sulle iniziative assunte e da assumere per tutelare una realtà produttiva tra le più rilevanti nel nostro territorio e rompere il muro di silenzio con cui la multinazionale sta rispondendo alle nostre richieste di confronto”.
L’ordine del giorno si conclude con la proposta dell’assemblea cittadina dove: “impegna il Sindaco affinché a livello nazionale sia portavoce del ruolo fondamentale che Pfizer Catania può giocare nella battaglia contro le minacce presenti e future al diritto alla salute e alla vita dei cittadini, anche a favore di tutta l’area del Mediterraneo che qui ha il suo epicentro”, chiedendo inoltre l’intervento del sindaco con le istituzioni regionali “al fine di riconoscere concretamente il ruolo strategico dell’industria del farmaco in terra d’Etna, favorendo l’implementazione di una FarmaValley Catanese con l’utilizzo dei fondi comunitari”.
A tal proposito, decisa è la presa di posizione della CISL, giunta a noi di NewSicilia, da parte del suo segretario generale provinciale Maurizio Attanasio: “La posizione della CISL su questa vicenda è inequivocabile: noi pensiamo che l’azienda ci debba dare una risposta rispetto a ciò che riguarda il piano aziendale. Purtroppo, sorge il dubbio che difficilmente si produrranno i vaccini nella sede catanese, per un investimento che l’azienda non vuole – o non può fare – e su questo delicato punto chiediamo maggiore chiarezza. Indubbio che il futuro dell’azienda dipenderà soprattutto da quali farmaci verranno prodotti da noi che permetterebbero di far diventare Catania modello di nicchia della Pfizer in Italia. Da non sottovalutare il contributo che potrebbe scaturire dal PNRR utile per un investimento importante come, ad esempio, dotarsi di nuove strumentazioni utili nella produzione di altre tipologie di medicinali, così come stanno facendo anche altre grandi multinazionali. Su tali questioni, e sulla mancanza di risposta che tiene in ansia centinaia di lavoratori, abbiamo chiesto a tutti i livelli che si apra il confronto sul tavolo locale o, in alternativa, su quello nazionale, perché urge avere un riscontro sul piano aziendale. Sul versante politico, ringraziamo il Consiglio Comunale e le rappresentanze istituzionali di Catania per il loro interessamento, ma ritengo che il confronto debba avvenire, prioritariamente, sulla base dei rapporti industriali tra l’azienda e le organizzazioni sindacali di CGIL, CISL e UIL che sono maggiormente rappresentative rispetto ad altre organizzazioni presenti in azienda. È chiaro che per un confronto così improntante, non avremmo difficoltà se al tavolo delle trattative ci fossero seduti anche altre organizzazioni sindacali. Tutto al primario scopo di coltivare speranze nei confronti dei giovani catanesi laureati in cerca di occupazione, salvaguardando l’esistente”.
Queste, dunque, sono le iniziative sindacali che, per adesso, fanno registrare una “guardia alta” intorno a una problematica che investe la salvaguardia di ben ottocento – 800! – lavoratori in forza al gigante statunitense, e il nostro territorio non può permettersi il lusso di perdere un solo posto di lavoro. Si spera che, dopo aver focalizzato la questione, non segua quella fase di “arrendevolezza” accompagnata da un soporifero atteggiamento di attesa, la stessa che in passato ha prodotto solo deserti nel già sterile mondo del lavoro della nostra provincia.
Foto di Repertorio