CATANIA – “Dai scatta una foto e mandamela, rimarrà solo tra noi”. Iniziato tutto per gioco si è presto tramutato in un circolo vizioso che ha coinvolto minorenni e maggiorenni nello scambio di foto pedopornografiche.
Un tam tam di messaggi tramite Whatssap e scambio di file multimediali che da nord a sud del nostro “stivale” aveva creato una fitta rete di condivisione ai danni di ragazzine troppo piccole per essere in grado di capire la gravità e le conseguenze di un gesto che ai tempi del web 2.0 sembra così semplice, così automatico.
Il gioco però è facile che presto si trasformi in incubo, come quello vissuto dalla minorenne di origini ragusane che lo scorso anno, forte del supporto dei propri genitori, ha raccontato tutto alla polizia postale. La giovane era stata costretta a scattare foto in pose intime e a cederle agli stessi individui che oggi sono stati perquisiti e indagati.
Ammonta a 20, infatti, il numero delle persone coinvolte nell’operazione Sexting, indagati per detenzione di immagini di pornografia minorile. Dieci sono minorenni che frequentano ancora la scuola e dieci maggiorenni tra cui una persona, forse 25enne, accusata anche di violenza privata.
Ecco le parole del procuratore capo del tribunale dei minori Caterina Aiello che ha spiegato l’accaduto:
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Tale operazione, alla quale hanno collaborato la procura distrettuale della Repubblica insieme con la procura per i minorenni del capoluogo etneo, è iniziata lo scorso anno dopo la denuncia della minorenne ragusana ma ha permesso di cogliere sui smartphone, tablet e telefonini sequestrati ulteriore materiale pornografico.
“Si è trattato di una operazione non soltanto repressiva bensì preventiva – continua il procuratore Aiello – i giovani devono rendersi conto che il web non è una zona franca e che un gioco può avere brutte conseguenze”.
Non si conoscono ancora le sorti giudiziarie dei minorenni coinvolti nell’inchiesta in quanto dovranno prima rispondere all’interrogatorio e le loro posizioni dovranno essere valutate personalmente caso per caso.