CATANIA – Il prefetto di Catania, Maria Carmela Librizzi, ha deliberato, su delega del ministro dell’Interno, un’ispezione al Comune di Paternò per accertare “l’eventuale presenza di elementi inconfutabili, su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata mafiosa“. La Commissione, insediatasi stamattina, terminerà gli accertamenti entro tre mesi, rinnovabili una volta per un ulteriore periodo di massimo tre mesi, alla fine dei quali rassegnerà al prefetto le proprie conclusioni.
La nota del comune di Paternò
L’Amministrazione Comunale di Paternò ha commentato, tramite una nota, l’insediamento della Commissione ispettiva: “L’Amministrazione Comunale comunica che, in data odierna, si è insediata la Commissione nominata dal Prefetto di Catania giorno 30/01/2025 ai sensi dell’art.143 del D.Lgs. 267/2000. Il Sindaco e l’Amministrazione Comunale accolgono con la massima disponibilità detta Commissione, la cui presenza è occasione della ricerca della verità e della chiarezza. Siamo fiduciosi che finalmente si possa sgomberare il campo da dubbi o sospetti”.
Il provvedimento odierno frutto dell’operazione ‘Athena’
Era il 15 aprile del 2024 quando i carabinieri della compagnia di Paternò, effettuavano l’operazione ‘Athena’, che aveva portato all’emissione di ordinanze di custodia cautelare nei confronti di 17 indagati legati al clan Morabito (costola della ‘famiglia’ etnea dei Laudani) e che aveva scoperchiato presunte infiltrazioni mafiose nella vendita all’asta di terreni e immobili.
L’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto di Catania, Ignazio Fonzo, e dalle sostitute procuratrici Tiziana Laudani e Alessandra Tasciotti, ha portato a 49 persone indagate, divise tra imputati rinviati a giudizio davanti alla terza sezione penale del Tribunale e altri che hanno fatto accesso a riti alternativi.
Imputato il sindaco di Paternò, Antonino Naso
Tra gli imputati, per voto di scambio politico mafioso, vi è anche il sindaco di Paternò, Antonino Naso, eletto con delle liste civiche nel giugno del 2022, il quale ha fatto richiesta di giudizio immediato. Oltre ad esso troviamo anche Pietro Cirino, ex assessore e consigliere comunale, ed infine Salvatore Comis, assessore della giuta in carica d’allora, dimessosi successivamente per essere stato accusato di essere il ponte con gli esponenti dell’associazione mafiosa.
Il reato ai tre è contestato in concorso con due presunti esponenti del clan: Vincenzo Morabito e Natale Benvenga. L’accusa sarebbe legata ad uno ‘scambio’ che avrebbe riguardato dei voti ottenuti dalla cosca delle Comunali del 2022, in cambio dell’assunzione a tempo determinato di due persone legate al clan, in un’impresa che svolge raccolta e smaltimento di rifiuti a Paternò.