PATERNÒ – Si sono svolte ieri, in onore di Santa Barbara, le festività per omaggiare la santa con il giro per le viuzze del paese dei cerei votivi (le “varette”) che rappresentano le varie categorie di lavoratori e professionisti.
Tutto procede liscio durante la festa fin quando, i portatori di due “varette”, si sono fermati dinanzi all’abitazione della famiglia di un noto pluripregiudicato esponente locale del clan “Santopaoliano”, attualmente detenuto per associazione a delinquere di stampo mafioso. Ma non è finita qui: i portatori, a turno, hanno eseguito il classico “dondolamento” con movimenti simili ad un inchino riverenziale dinanzi al figlio del detenuto in questione dal quale si sono congedati con il rituale bacio.
Questo ha fatto scaturire non poche polemiche. Infatti, ad arrivare stamani nella cittadina, è stato il giornalista de “Le Iene”, Giulio Golia che, intervistato il sindaco Mauro Mangano, ha suscitato la sua ira. Quest’ultimo, infatti, nel suo profilo Facebook, ha dato sfogo ai suoi pensieri, scrivendo: “E quindi il problema del ‘giornalista’ delle Iene che mi ha intervistato non era sapere come e se Paternò reagisce e lotta la mafia, se ci sono imprenditori coraggiosi, se ci sono progetti di recupero per i minori, se la dispersione scolastica è ridotta enormemente, ma solo perché gli uffici del Comune sono di fronte alla casa di un boss, e se le varette sono pagate o no dal comune. #grandegiornalismo”.
Golia, dal canto suo, ha preferito riportare, in modo ironico (si spera), l’hashtag lanciato dal primo cittadino: “#grandegiornalismo”.
Il Questore di Catania, Marcello Cordona, in merito a quanto accaduto ha emesso un provvedimento per dire “no” all’inchino al boss imponendo un immediato allontanamento e il divieto assoluto di continuare con la manifestazione in onore della Santa. Per questo motivo, l’UGL – POLIZIA, tramite il segretario nazionale Valter Mazzetti, ha voluto ricambiare “l’inchino” al Questore che “con un gesto doveroso, ancor più in una terra che vive di simboli, si è innalzato ad assumersi le sue responsabilità per consentire oggi all’immagine della legalità di primeggiare ed erigersi a simbolo per le giovani generazioni”.
Un grazie, dunque, al Questore di Catania Marcello Cardona perchè “gesti come questo valgono molto e sarebbe sbagliato lasciarli passare inosservati”.
Anche il sindaco Mangano e il presidente del Consiglio Comunale Laura Bottino, insieme all’intera Giunta e al Consiglio Comunale, hanno apprezzato il gesto del questore, dichiarando: “Appoggiamo e condividiamo pienamente la decisione della Questura di Catania e ci sentiamo confortati dalla pronta reazione delle Forze dell’Ordine davanti a questi gravi fatti. Approfittare della festa in onore dalla nostra Santa Patrona per veicolare messaggi contro la legalità, e di compiacenza verso la cultura mafiosa, costituisce un atto intollerabile per la comunità paternese. Questo episodio non rappresenta, nel modo più assoluto, lo spirito delle celebrazioni legate al culto barbarino, e chi ha compiuto tale gesto non ha nulla a che vedere né con il Comune, né con il Comitato dei Festeggiamenti, che da anni collaborano insieme per l’organizzazione della festa. Faremo tutto ciò che è in nostro potere per impedire agli autori del gesto di partecipare, in futuro, a qualsiasi iniziativa legata alle celebrazioni in onore di Santa Barbara”.
Inoltre, oggi pomeriggio, a Palazzo Alessi, si è svolta una riunione con i rappresentanti delle associazioni di volontariato e società civile per discutere dei fatti accaduti. L’incontro è stato promosso proprio dal Comune di Paternò, Assessorato alla Cultura, e Valentina Campisano così si è espressa: “L’episodio dell’inchino delle ‘varette’ rappresenta un fatto gravissimo, senza dubbio da condannare e stigmatizzare. Per questo vogliamo che i cittadini onesti, che rappresentano per fortuna la maggioranza nella nostra Città, facciano sentire la propria voce e il proprio disgusto verso questi fatti incresciosi. Coglieremo l’occasione della Messa Pontificale, in programma domattina nella chiesa di Santa Barbara, per manifestare il nostro no alla mafia e restituire alla festa patronale la dignità che merita”.