“Una parte è Italia, l’altra è nord Africa” e “lavali col fuoco”, storia senza fine: sud martoriato fra offese e imprecazioni

“Una parte è Italia, l’altra è nord Africa” e “lavali col fuoco”, storia senza fine: sud martoriato fra offese e imprecazioni

CATANIA – Un sud che ne ha viste tante e che continua tutt’oggi a essere martoriato tramite insulti e offese che arrivano anche alle più becere imprecazioni.

Le ultime risalgono a sabato 28 ottobre, quando, all’inizio del secondo tempo della partita di calcio fra la Reggina e il Catania, gli ultrà della curva sud della squadra con sede a Reggio Calabria, hanno esposto uno striscione con su scritto: “Nessun elefante vi protegge, prima o poi la lava vi distrugge”. 

Ebbene, nonostante possa sembrare assurdo è successo davvero ed è accaduto fra i tifosi che, a prescindere dalla regione d’appartenenza, fanno parte di quello stesso sud che ancora oggi patisce e combatte i pregiudizi di un Italia che stenta ad accettarlo.

La crisi che colpisce da più di un decennio ormai la nostra penisola, porta straordinariamente alla contesa e alla divisione di una nazione che oggi non ha in sé lo spirito patriottico di una volta.

Ad aggravare la situazione e a favorire ignoranza e disinformazione è internet e, in primo luogo, i social network. Ultimamente, infatti, spopolano vignette che incitano chiaramente a un odio che non aspetta più di tanto a uscir fuori.

Frasi come “lavali col fuoco”, “vi scuoio”, “dal Po in giù l’Italia non c’è più” e dulcis in fundo “una parte è l’Italia, l’altra Nord Africa”, delineano effettivamente un rancore e un disprezzo che trovano radici in un solo e unico problema.

Un dogma che non conosce “se” e che rifiuta ogni opposizione o obiezione che ne voglia in qualche modo confutare la tesi. Il pensiero maggiore che unisce una minoranza della popolazione italiana è lo stesso da sempre: i meridionali non lavorano e vivono a discapito dei sacrifici dei settentrionali.

Tornando indietro fino agli anni 60, scopriamo che grandi città del nord scrivevano già sugli annunci immobiliari: “non si affitta a meridionali”. Gente di basso conto, persone strane e straniere che non potevano assolutamente fare parte dell’Italia, perché anche se ne erano dentro, non venivano realmente trattati come dovevano; e anche se non fossero stati parte dello stesso Stato o nazione, così come succede oggi con gli immigrati, avrebbero dovuto avere il rispetto che gli spettava.

Chi lasciava il sud in cerca di un lavoro per sopravvicere, trovava al suo arrivo, cartelli che lo mortificavano e lo giudicavano inferiore. Realtà che tutt’ora esiste ma che si mostra in maniera diversa. Molte sono le storie di ragazzi meridionali che una volta andati al nord Italia, per studio o per fortuna, a causa dell’accento traditore, hanno ricevuto sguardi malevoli e parole ostili.

Ciò non vuol dire che il pregiudizio sta in ognuno, ma che c’è chi ancora lo nutre dentro. Una lotta questa, senza vinti né vincitori. che smetterà di cessare solo e soltanto al termine di un’ignoranza che altro non porta che odio e disprezzo.