Operazione Samael, i reati contestati ai 9 arrestati vicini al clan Santapaola-Ercolano

Operazione Samael, i reati contestati ai 9 arrestati vicini al clan Santapaola-Ercolano

CATANIA – In relazione alla vicenda spiegatevi prima tra intercettazioni e rapporti, il G.I.P. del Tribunale di Catania ha ritenuto sussistere la gravità indiziaria in ordine alle seguenti ipotesi delittuose, che hanno portato all’arresto di nove soggetti a seguito dell’operazione Samael:

  • artt. 110, 512 bis e 416 bis.1 c.p. (trasferimento fraudolento di valori) a carico di Palermo e Cesarotti, per aver fittiziamente attribuito l’amministrazione e la proprietà della Tropical Agricola Srl (provvedendo altresì a dividersi i proventi dell’alienazione del patrimonio sociale) a Palermo, mentre i titolari effettivi della stessa sono Santapaola, Ercolano e Cesarotti (e il defunto Mangion Francesco);
  • artt. 648 bis (riciclaggio) e 416 bis.1 c.p. a carico di Palermo, per aver compiuto operazioni dirette ad ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa del denaro riconducibile a Santapaola, Ercolano, Francesco Mangion e Cesarotti. Nello specifico, Palermo, in qualità di amministratore formale della Tropical Agricola Srl (già Antoniocostruzioni S.r.l.) provvedeva a reinvestire, custodire e capitalizzare i proventi dell’associazione mafiosa accumulati dai summenzionati Santapaola, Ercolano, Francesco Mangion e Cesarotti;
  • agli artt. 110, 416 bis c.p. (concorso esterno in associazione di tipo mafioso) a carico di Geremia, perché concorreva nell’associazione mafiosa denominata famiglia Santapaola-Ercolano, mettendo costantemente a disposizione degli associati i locali nella sua disponibilità per incontri riservati, raccogliendo il denaro investito dai vertici della famiglia mafiosa (Santapaola, Ercolano e Francesco Mangion) attraverso l’imprenditore Palermo, curando l’organizzazione degli appuntamenti tra gli associati e, specificatamente tra Enzo Mangion e Antonio Tomaselli e gestendo, per conto degli associati, i rapporti con le pubbliche amministrazioni ed in particolare con il Comune di Catania.

È stato altresì disposto il sequestro ex art. 321 c.p.p. della Tropical Agricola S.r.l..

Santapaola, Ercolano, Francesco Mangion e Giuseppe Cesarotti, negli anni ’90, con fondi propri, attraverso la società Mascali S.r.l., acquistarono un rilevante appezzamento di terreno sul quale realizzare immobili. Negli anni 2000, la società fu venduta a imprenditori che, ignari della riferibilità dell’assetto societario a Cosa Nostra, divennero oggetto di richieste estorsive, formulate da Cesarotti nell’intento di recuperare così le somme investite. Cesarotti, nell’avanzare le richieste, pretese l’intestazione di un appartamento e, sempre al fine di sollecitare ulteriormente gli imprenditori, ordinò l’incendio, avvenuto nell’agosto del 2017, dello stabilimento balneare mascalese denominato Jaanta Bi, gestito dalle parti offese. L’ammontare degli investimenti, e dunque della corrispondente pretesa vantata da Cesarotti, sulla scorta degli esiti delle attività intercettive e delle dichiarazioni rese dalle persone offese, è stato quantificato in 1.800.000.000 lire.

In relazione a ciò, il G.I.P. ha ritenuto sussistere la gravità indiziaria in ordine all’ipotesi delittuosa di cui agli artt. 629 c.p. (estorsione) e 416 bis.1 c.p. a carico di Giuseppe e Salvatore Cesarotti, Russo, Di Grazia e Armando Pulvirenti, perché con minaccia e violenza, consistita nel porre in essere aggressioni fisiche e nell’incendiare il lido Jaanta Bi, costringevano le persone offese a consegnare somme di denaro allo stesso Giuseppe Cesarotti per importi variabili.

Nello specifico, Giuseppe Cesarotti, dopo la cessione della società si presentava alle persone offese come loro creditore ottenendo il pagamento tra il 2007 ed il 2011 di circa 500.000 euro; otteneva nel corso del 2012, la consegna di 3mila euro; (accompagnato dal figlio Salvatore), richiedeva la cessione di una villetta; tra il 2012 ed il 2016, richiedeva la consegna ulteriore di denaro; accompagnato dal figlio Salvatore, nell’estate del 2016, richiedeva alle persone offese la consegna di ulteriori somme di denaro; Russo, su incarico di Giuseppe Cesarotti, tra l’estate del 2016 e l’estate del 2017, si recava presso la struttura balneare gestita dalle persone offese, esercitando ulteriori pressioni; Orazio Di Grazia, su incarico di Cesarotti, nell’estate 2017, si recava presso la struttura balneare rappresentando di agire in sostituzione di Russo e rinnovando l’invito a pagare; Giuseppe Cesarotti incaricava soggetti non ancora identificati di dare alle fiamme il lido gestito da Belardo nella notte tra il 24 e il 25 agosto 2017.

Invero, questa è la vicenda imprenditoriale di cui vi è traccia nella sentenza Orsa Maggiore in cui si dà atto che “i Cesarotti provvedevano a reinvestire i ‘proventi illeciti per conto della famiglia Santapaola’… sfruttando le loro conoscenze con il Sindaco di Mascali, Susinni, per conto del Santapaola dovevano acquistare dei terreni agricoli che presto sarebbero diventati edificabili”;

Santapaola, Ercolano, Francesco Mangion e Giuseppe Cesarotti, negli anni ’90, con fondi propri, attraverso la società Co.Invest. S.r.l., acquistarono beni immobili. Gli esiti delle attività tecniche consentono di dire che Cesarotti investì personalmente un milione di lire; ha avviato preliminari attività volte alla stima del valore dei beni (15.900 euro) onde poi alienarli.

In relazione a ciò, è stato disposto il sequestro ex art. 321 c.p.p. dei beni riconducibili a Cesarotti attraverso la Co.Invest. S.r.l., consistenti in terreni siti in Belpasso (20 ettari circa) e villette site in Marina di Gioiosa (RC).

Nel contempo, si è accertato che Giuseppe e Salvatore Cesarotti, benché formalmente estranei agli assetti della LT Logistica e Trasporti S.r.l. e della G.R. Transport Logistics S.r.l., hanno personalmente curato e fatto fronte, con metodo mafioso, alle vicissitudini aziendali, intervenendo tanto sui committenti quanto sugli altri operatori del settore dei trasporti, al fine di coartare l’iniziativa imprenditoriale di questi ultimi ed acquisire una posizione di sostanziale monopolio sul mercato. In più, si è accertato che la G.R. Transport Logistics S.r.l., sin dalla data della sua costituzione ha sede legale all’interno di immobile fittiziamente intestato ad altri ma nei fatti riconducibile a Cesarotti. Su tale fronte, il G.I.P. del Tribunale di Catania, ha ritenuto sussistere la gravità indiziaria in ordine alle seguenti ipotesi delittuose:

  • artt. 110, 512 bis c.p. (trasferimento fraudolento di valori) a carico di Giuseppe Cesarotti e di suo figlio Salvatore quali titolari occulti della LT Logistica e Trasporti Srl e della GR Transport Logistics Srl;
  • agli artt. 81, 110, 513 bis (illecita concorrenza con minaccia) e 416 bis.1 c.p. a carico di Giuseppe e Salvatore Cesarotti perché, nell’esercizio dell’attività imprenditoriale di deposito ferroviario e trasporto merci svolta attraverso la GR Transport Logistics Srl, ponevano in essere atti di concorrenza attraverso minacce ed intimidazioni. Nello specifico, al fine di garantirsi una situazione di sostanziale monopolio per le merci inviate a Catania dalla società Mercitalia Logistic Spa intervenivano sia nei confronti di questi ultimi che dei titolari di aziende operanti nel settore dei trasporti;
  • disponendo il sequestro ex art. 321 c.p.p. della LT Logistica e Trasporti Srl e della GR Transport Logistics Srl e dell’immobile occultamente riconducibile a Giuseppe Cesarotti, sito in Mascali e sede della GR Transport Logistics Srl.

Le attività d’indagine di cui sopra, inoltre, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico di Cesarotti, Mangion e Armando Pulvirenti in ordine al delitto di cui all’art. 416 bis c.p. (associazione di tipo mafioso), quali affiliati alla famiglia Santapaola-Ercolano e di contestare a Mangion anche l’ipotesi delittuosa di cui agli artt. 110 e 512 bis c.p. (trasferimento fraudolento di valori) poiché, quale reale proprietario, attribuiva fittiziamente a Vincenzo Pulvirenti, che la accettava, la titolarità dell’immobile sito in via Campania civ. 14 di Mascalucia.

Il risultato sopra descritto è stato raggiunto grazie ad attività di intercettazione ed a penetranti servizi di osservazione, controllo e pedinamento eseguiti a riscontro, che hanno così delineato un quadro indiziario forte, ulteriormente arricchito dalle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia e consolidatosi, non ultimo, grazie alla piena collaborazione offerta da alcune delle vittime.