CATANIA – Stanze aperte su un social ormai quasi sconosciuto, Viber, per avere accesso e scambiare materiale pedopornografico che coinvolgeva perfino bambini di 3 anni. La maxi operazione, partita lo scorso anno dall’arresto di due persone a Catania, ha portato in carcere 34 soggetti e prodotto 122 arresti per il reato di pornografia minorile, detenzione o accesso a materiale pedopornografico. L’indagine è stata coordinata dalla Procura Distrettuale di Catania e condotta dagli investigatori della Polizia di Stato del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Catania, con la collaborazione del Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (CNCPO) del Servizio Polizia Postale.
Un’indagine contro la pedopornografia da Catania verso il resto d’Italia
Le operazioni di Polizia si sono estese in 15 delle 20 regioni italiane e, in Sicilia, hanno coinvolto tutte le province ad esclusione di Caltanissetta. La Polizia Postale ha effettuato 115 perquisizioni in 56 città italiane, impiegando 500 operatori. Nel corso delle attività, gli investigatori hanno rinvenuto fino a 16.000 file di materiale pedopornografico durante ispezioni durate fino a 16 ore consecutive.
“La rete creava una sorta di falsa protezione, di anonimato, che la Polizia Postale ha saputo identificare”, ha spiegato il direttore centrale della Polizia Postale. Le stanze virtuali, utilizzate per lo scambio dei materiali e monitorate dalle forze dell’ordine italiane, sono state 25.
Vittime da tutto il mondo e misure cautelari
Le vittime protagoniste dei filmati pedopornografici, a volte autoprodotti dagli stessi diffusori, provengono da tutto il mondo.
“Non escludiamo la possibilità di riconoscerle e quindi tutelarle, che è poi il coronamento dell’investigazione stessa”, ha dichiarato il procuratore distrettuale di Catania, Francesco Curcio.
A causa della pericolosità dei soggetti coinvolti, la Procura ha disposto la custodia cautelare in carcere. “Chi è agli arresti domiciliari è sottoposto a divieto assoluto di utilizzo di device o computer”, ha precisato Curcio.
Operazione “Hello”. Codacons si è costituita parte offesa
Il Codacons ha espresso ferma condanna per la vicenda di sfruttamento sessuale di minori emersa a Catania, che ha portato all’arresto di 34 persone. “Abbiamo assistito a uno scenario inquietante e inaccettabile, sul quale non può esserci alcuna tolleranza”, ha dichiarato l’associazione.
Attraverso il Dipartimento regionale per la tutela dei minori, il Codacons ha annunciato la costituzione di parte offesa nel procedimento giudiziario, con l’obiettivo di garantire giustizia alle vittime e chiedere pene esemplari per i responsabili. A tal fine, l’Avvocato Carmelo Sardella, dirigente dell’Ufficio Legale Regionale, ha ricevuto l’incarico di procedere al deposito della costituzione di parte offesa.
“Lo sfruttamento sessuale dei minori è una delle peggiori piaghe della società e ha richiesto una risposta forte e immediata da parte delle istituzioni e della comunità intera”, ha sottolineato il Codacons, che ha rivolto un plauso alla Procura della Repubblica di Catania e alla Polizia di Stato per l’operazione che ha smantellato il giro criminale.
L’associazione ha chiesto di rafforzare i controlli e le misure di prevenzione, affinché simili crimini non si ripetano mai più. “Abbiamo deciso di continuare a batterci per la tutela dei minori e perché venga fatta piena giustizia”, ha concluso il Codacons.