Operazione “Fake Credits”, quella verifica fiscale all’Istituto di Vigilanza di Belpasso “fatale” per 30 professionisti

Operazione “Fake Credits”, quella verifica fiscale all’Istituto di Vigilanza di Belpasso “fatale” per 30 professionisti

CATANIA – L’operazione condotta dal Gruppo Tutela Finanza Pubblica del Nucleo P.E.F. di Catania, convenzionalmente denominata “FAKE CREDITS”, sotto la direzione del gruppo di magistrati della Procura di Catania specializzati nel contrasto ai reati fallimentari e tributari, è stata caratterizzata dall’esecuzione di intercettazioni telefoniche e ambientali nonché di accertamenti bancari unitamente alla disamina (a riscontro) di documentazione contabile ed extracontabile nonché di materiale informatico acquisito nel corso di una perquisizione locale disposta dall’Ufficio del capoluogo etneo.

La complessa investigazione, dispiegatasi da febbraio del 2019 all’aprile di quest’anno, ha tracciato la commercializzazione di oltre 25 milioni di euro di crediti fittizi di cui oltre 9,5 milioni utilizzati per indebite compensazioni. L’efficace attività repressiva posta in essere dalla Guardia di Finanza di Catania trae origine dall’esecuzione di una verifica fiscale svolta nei confronti dell’Istituto di Vigilanza Privata “A.N.C.R. S.r.l”. con sede in Belpasso (CT), conclusasi, tra l’altro, con la segnalazione al competente ufficio finanziario di violazioni in materia di indebite compensazioni per oltre 2,8 milioni di euro.

Lo schema fraudolento, ideato e alimentato da una rete di professionisti attivi su tutto il territorio nazionale, ricostruito dai Finanzieri, anche attraverso una meticolosa ricostruzione dei flussi finanziari generati dalle operazioni commerciali finite sotto la lente di ingrandimento degli investigatori economico-finanziari, si snodava lungo le seguenti fasi:

  • reperimento e costituzione di società “farlocche” in mano a prestanome, titolari di crediti impositivi puntualmente emergenti dalle dichiarazioni fiscali presentate: è in questa fase che intervenivano i certificatori, Paolo Bigi, S.G., Giuseppina Licciardello, Pasquale Toscano, Daniele Nicotra, Gian Mario Gallo chiamati ad apporre il cosiddetto visto di conformità (visto leggero) attestante la regolare tenuta della contabilità, la corrispondenza dei dati esposti in dichiarazione alle risultanze delle scritture contabili e alla relativa documentazione sia per le imposte sui redditi sia ai fini I.V.A.;
  • commercializzazione dei crediti tributari fasulli a beneficio delle società sopra specificate caratterizzate da consistenti esposizioni con l’Erario;
  • effettuazione delle operazioni di compensazione crediti tributari fittizi – debiti tributari reali mediante compilazione e inoltro telematico dei modelli di pagamento; fase realizzativa curata da Paladino e dagli altri professionisti che certificavano i crediti fittizi delle società accollanti “farlocche”;
  • gestione dei corrispettivi originati dagli accolli e dalle operazioni di cessione del credito: in questa fase, Paladino, Sanfilippo e Nicastro, attraverso la CONFIMED ITALIA, gestivano direttamente, e a loro piacimento, tutti gli introiti generati dalle illecite compensazioni. Gli accertamenti bancari eseguiti nel corso delle indagini hanno permesso di constatare che le società indebitate, accollate/cessionarie, hanno versato alla CONFIMED ITALIA oltre 6,3 milioni di euro che, ovviamente, non venivano riversate alle accollanti/cedenti, ma trattenute dal sodalizio criminale; solo 700mila euro risultavano impiegati per pagamenti a favore di un fideiussore svizzero e di alcune accollanti fittizie, queste ultime società strumentali allo svuotamento dei conti della citata CONFIMED.

La CONFIMED ITALIA giocava, dunque, un ruolo decisivo nell’iter delittuoso appena descritto annoverando tra gli associati società costituite al solo fine di esporre nelle dichiarazioni fiscali, presentate nel corso della loro breve vita, crediti d’imposta fittizi. La CONFIMED, che disponeva di professionisti incaricati di apporre il cd. visto di conformità nelle dichiarazioni attestanti i falsi crediti erariali, offriva ai propri convenzionati gravati da debiti tributari, la possibilità di beneficiare di crediti erariali inesistenti proponendo un fideiussore svizzero (peraltro non abilitato a svolgere attività finanziaria in Italia) per garantire le operazioni commerciali e, da ultimo, incassa in nome e per conto delle accollanti/cedenti gli ingenti corrispettivi pattuiti per le operazioni di accollo/compravendita dei crediti.

Gli associati della CONFIMED, imprese beneficiarie delle citate finalità illecite, sfruttavano la possibilità di alleggerire la propria posizione debitoria con l’Erario, ottenendo un vantaggio economico pari ad almeno il 20% del carico impositivo dovuto; queste imprese non avevano remora ad affidare ingenti somme di denaro alle società accollanti/cedenti prima, e alla CONFIMED ITALIA poi, ben consapevoli del vantaggio finanziario che ne sarebbe derivato. Plurimi sono gli elementi indiziari a sostegno della consapevolezza dei soggetti imprenditoriali beneficiari delle indebite compensazioni circa la partecipazione a un preciso disegno criminoso: un esame superficiale del bilancio pubblicato dalle società detentrici dei crediti fittizi pone pochi dubbi circa la non veridicità dei dati economici esposti; la scelta di CONFIMED del fideiussore svizzero (nemmeno iscritto negli albi tenuti dalla Banca d’Italia) e la lettura della polizza assicurativa proposta inducevano a ritenere che le imprese accollanti non avrebbero prestato alcuna garanzia per l’adempimento degli obblighi assunti.

Altro elemento caratterizzante il modello evasivo fiscale ideato dal sodalizio criminoso è dato dalla partecipazione di imprese “portatrici” di crediti IVA certificati che in realtà erano soggetti economici inesistenti (solitamente di costituzione recente, dichiaravano la loro sede d’affari presso luoghi dove insistono realtà aziendali differenti, presentavano le dichiarazioni inziali necessarie ad avviare il circuito illecito e sono formalmente amministrate da persone prive di ogni capacità manageriali).

Tali soggetti giuridici, in data odierna, sono stati raggiunti dal provvedimento cautelare del sequestro impeditivo delle quote societarie e sono, come su citate, “Pachira S.r.l.”, “B suite società cooperativa”, Il Garofalo S.r.l.s.”, “Di Meo S.r.l.s”, “Job Act Società Cooperativa”, “Quattrotempi S.r.l.”, “La Cartomatica S.r.l.”, “Ariel Società cooperativa Sociale”, “C.B.L. Trasporti e servizi società cooperativa”, “Molly Malone 2015 S.r.l.s.” e “Textile Export S.r.l.”.

La complessa indagine, condotta dalle Fiamme Gialle di Catania, ha dunque consentito di interrompere uno schema delinquenziale attuale e ripetuto di evasione d’imposte orchestrato da figure professionali qualificate, imprenditori prestanome compiacenti e imprese pronte ad accaparrarsi benefici fiscali non spettanti; l’attività delle Fiamme Gialle etnee assume ancor maggior pregio ove si consideri l’attuale e generale crisi economica indotta dalla fase pandemica che già mette a rischio la sopravvivenza di molte imprese che verrebbero ulteriormente minacciate dalla presenza sul mercato di società commerciali sleali che operano mettendo continuamente a frutto ripetuti inadempimenti dell’obbligo di versare le imposte dovute.