ONG nel Mediterraneo, Saviano: “Che fine ha fatto il fascicolo? Di Maio chieda scusa”

CATANIA –Di Maio chieda scusa”, è questo il monito lanciato dallo scrittore Roberto Saviano, attraverso un lungo post su Facebook, nel quale chiama il leader del Movimento 5 Stelle a dar conto del suo comportamento in merito alla delicata questione delle ONG nel Mediterraneo.

Sono passati 9 mesi da quando il procuratore della Repubblica di Catania, Carmelo Zuccaro, in un’intervista rilasciata a Fabio Albanese, corrispondente dalla città etnea per il quotidiano La Stampa, parlò di prove di contatti tra scafisti e soccorritori.

A chiedere conto di quel filone di indagine è adesso lo scrittore partenopeo che si scaglia contro chi si servì del clamore suscitato da quelle dichiarazioni per i propri scopi.

Lo scrittore si interroga: “Che fine ha fatto il ‘mero sospetto’ su alcune ONG che operavano nel Mediterraneo? Da 9 mesi aspettiamo di sapere cosa ne sia stato del fascicolo conoscitivo sulle 7 ONG attive nel Mediterraneo con le loro 13 imbarcazioni che ha tanto pubblicizzato lo scorso aprile”.

Non risparmi i toni forti Saviano che decide di raccontare “la storia di come, dalle dichiarazioni ardite di un magistrato che non ha disdegnato un po’ di ribalta, la politica sia riuscita a racimolare un consenso effimero sulla pelle di chi muore di stenti e torture”. Senza dimenticare “chi, dopo aver cavalcato l’onda, credendo di averla fatta franca, si rimangia tutto: ‘Chi io? Mai detta una cosa del genere!’”.

A corredo del suo post, lo scrittore ha aggiunto una foto di quelli che definisci i “protagonisti di questa triste vicenda”: il già citato procuratore Carmelo Zuccaro, Luigi Di Maio, segretario del Movimento 5 Stelle, e Marco Minniti, ministro dell’Interno.

Il racconto di Saviano parte dal post che Di Maio pubblicò su Facebook, sulla scorta delle dichiarazione di Zuccaro, nel quale definì le navi delle ONG attive nel Mediterraneo e impegnate a salvare vite umane “taxi del mare”. Per lo scrittore napoletano quella dichiarazione diede il via “a una strategia politica criminale”.

Dopo il consenso mediatico, prosegue il racconto, “Minniti ha avuto mano libera sugli accordi libici che l’Italia ha stretto con trafficanti inumani di esseri umani e non con un governo organizzato per fermare i flussi e in grado di offrire un’alternativa al mare, se non valida, quanto mento accettabile sul piano dei diritti umani. L’alternativa ai viaggi in mare, oggi, grazie a quegli accordi, sono detenzione forzata e tortura, ma tutto lontano dagli occhi, per potersi ancora definire ‘di sinistra’”.

A quel post ne seguì un altro, nel quale il leader dei pentastellati chiamò in causa lo stesso Saviano, una mossa che avrebbe portato lo scrittore a “considerare Di Maio una pedina nelle mani di politici ben più navigati di lui”.

La querelle tra i due prosegue e Saviano ricorda ancora che il candidato premier dei 5 stelle gli intimò di “chiedere scusa agli italiani per aver difeso le ONG dai suoi proditori e immotivati attacchi, dai sospetti senza seguito di Zuccaro e dalle azioni di Minniti”.

L’ultima mossa di Di Maio sarebbe stata negare all’agenzia tedesca DPA (Deutsche Presse Agentur) di aver mai definito le ONG “taxi del mare”.

Una negazione che ha spinto lo scrittore napoletano a concludere il suo lungo post con un “invito”: “Chieda scusa, Di Maio, per aver gettato discredito su organizzazioni che al più sono sotto processo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, e in un Paese in cui la legge per l’immigrazione porta i nomi di Umberto Bossi e di Gianfranco Fini credo sia un merito essere sotto processo per salvare vite. Chieda scusa per aver fatto campagna elettorale (e questo governo, con Minniti, dopo di lui) sulla pelle di chi sta male, di chi merita una mano tesa e non le tante menzogne prodotte. E poi magari Di Maio potrà intercedere con Zuccaro e unirsi alla mia richiesta per sapere che fine ha fatto il famoso fascicolo informativo. Se non altro per ammettere di essere stato manipolato nella creazione di una campagna di odio che ha reso l’Italia responsabile di un’infamia che sarà difficile cancellare”.

Fonte foto: Wikipedia