Onda Pride: occasione per riflettere, l’esperienza di “A.”

CATANIA – L’Onda Pride è giunta anche a Catania e culminerà oggi pomeriggio nella parata prevista in via Etnea. Senza dubbio la manifestazione, da alcuni criticata, da altri ritenuta necessaria per far ottenere finalmente dei diritti negati a parte della popolazione, costituisce per molti un’occasione per riflettere; sulla società, sull’essere umano e, perché no, sulla propria vicenda personale.

A. immagina già quello che succederà tra poche ore in via Etnea e, ancora incerto se partecipare o meno alla parata (“io non devo chiedere il permesso alla società per amare qualcuno o per vivere secondo le mie aspettative. Ad essere sincero non so neppure come si articolerà l’evento, ma il mio compagno vorrebbe unirsi ai manifestanti perché è convinto che niente cambierà se non si trova il modo di far sentire con insistenza, e con un pizzico di autoironia, la propria voce“), ripercorre con la mente la sua infanzia e la sua prima adolescenza.

Ho fatto i conti molto presto con la discriminazione che si riserva a “quelli come me”. Non ero che un ragazzino quando alcuni tra i miei compagni di classe hanno iniziato a deridermi perché il mio modo di stare insieme alle compagne di scuola ed i miei passatempi erano un po’ diversi dai loro. La cosa all’inizio, è inutile nasconderlo, mi pesava un po’, poi ho capito che ognuno ha diritto, nei limiti della liceità, di comportarsi come meglio crede“.

Adesso A. è grande e grosso e non ha alcun problema a parlare in pubblico della sua omosessualità: “Spesso tolgo dall’imbarazzo tutti coloro i quali percepiscono qualcosa ma, per ipocrisia o per paura di mostrarsi intolleranti, fanno finta di niente. In quel caso sono io stesso a scherzare sul mio conto e sui miei gusti sessuali: in men che non si dica con alcuni si scioglie il ghiaccio e si instaura un rapporto molto sincero, altri restano a cuocere nel loro brodo, rosolano nel perbenismo“.

Il continuo coming out insomma è, almeno a parere di A. quasi un toccasana. “Se io non avessi rivelato ai miei genitori, agli amici, ai colleghi di lavoro, ecc. la mia vera natura avrei vissuto in una fase di paura perenne: paura di essere ‘scoperto’, etichettato. Avrei finito con il fingere per sempre o per spegnermi dentro, per intristirmi. Mi sembra un motivo molto stupido per cadere in depressione. Non dico che all’inizio sia stato semplice: come tutti ho avuto paura anche io di affrontare la mia famiglia, come tutti ho avuto paura anche io la prima volta che sono andato al cinema con il mio compagno e come tutti ho dovuto affrontare la diffidenza di qualche vicino di casa che mal tollerava la mia scelta di condividere l’appartamento con la mia metà. Tutto passa, basta solo stare in pace con sé stessi“.

In sostanza quindi il segreto della felicità è lo stesso per tutti, ulteriore riprova che i sentimenti non hanno sesso.