CATANIA – È stato rinviato per repliche dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Catania, dott. Pietro A. Currò, al prossimo 23 marzo 2023, il procedimento con rito abbreviato che dovrà far luce sull’omicidio di Francesco Calcagno, ucciso a Palagonia il 23 agosto del 2017, e che vede Imputato l’assessore Ardizzone.
L’arresto e i presunti legami dell’assessore Ardizzone con la Stidda
A gennaio dello scorso anno i carabinieri hanno arrestato l’assessore Antonino Ardizzone del Comune di Palagonia, che aveva la delega alle Attività ricreative, Sport, Turismo e Spettacolo, sospettato di essere complice nell’omicidio di Francesco Calcagno, che fu assassinato nella località della Piana di Catania il 23 agosto del 2017.
Per la Direzione Distrettuale Antimafia, il delitto “sarebbe stato commesso per agevolare un gruppo mafioso legato alla Stidda e avrebbe collegamenti con l’uccisione, il 5 agosto del 2016, del consigliere comunale Marco Leonardo“.
L’assessore, secondo l’accusa, “avrebbe fatto da tramite tra il mandante ed alcuni esponenti di rilievo della cosca mafiosa della Stidda per il reperimento del killer, per vendicare la morte di Marco Leonardo“, ucciso da Calcagno.
Le indagini sull’omicidio di Francesco Calcagno sono state condotte dai carabinieri sotto la supervisione della Procura distrettuale di Catania.
Il 7 settembre 2017 i carabinieri hanno arrestato l’uomo sospettato di essere l’autore materiale del delitto, Luigi Cassaro, che all’epoca dei fatti aveva 54 anni. La sua identificazione è stata facilitata dalla diffusione di un video che mostrava un uomo armato che inseguiva qualcuno e poi fuggiva dalla scena del crimine.
Francesco Calcagno era stato già coinvolto in un altro omicidio avvenuto nel 2016, quando aveva sparato e ucciso a colpi di pistola un consigliere comunale, Marco Leonardo, in un bar. Dopo l’omicidio, Calcagno si era costituito ai carabinieri e aveva confessato l’omicidio, affermando di aver agito per legittima difesa e di avere avuto un credito da riscuotere dalla vittima. Anche in questo caso, la dinamica del crimine era stata ricostruita grazie a un video.
La confessione di Ardizzone e la richiesta di “aiuto”
Il 5 dicembre 2021 l’assessore ha chiamato i carabinieri di Palagonia esprimendo la propria preoccupazione per la sicurezza e richiedendo un’urgente conversazione con loro. Dopo essere stato ascoltato, è stato convocato per il giorno successivo per essere interrogato dal pubblico ministero. Durante l’interrogatorio, in presenza del proprio avvocato, l’assessore ha confessato il proprio coinvolgimento nel delitto di Calcagno, fornendo dettagli sulla dinamica e identificando le altre persone coinvolte.
Tuttavia, il giorno successivo, il pubblico ministero ha ricevuto una breve nota da parte di Ardizzone, in cui questi ha ritrattato tutte le dichiarazioni fatte il giorno prima e ha espresso la volontà di non collaborare più con la giustizia.
In un brevissimo lasso di tempo, dunque, l’assessore ha fatto un cambiamento radicale nella sua posizione riguardo all’omicidio di Calcagno. Quando è stato ascoltato dai carabinieri e successivamente convocato per un interrogatorio dal pubblico ministero in presenza del suo avvocato, l’assessore ha ammesso di aver avuto un ruolo nell’omicidio e di aver aiutato un fratello del consigliere Leonardo a trovare un killer. Tuttavia, meno di 24 ore dopo, l’assessore ha inviato una nota per ritrattare tutte le dichiarazioni fatte e ha dichiarato la sua volontà di non collaborare più con la giustizia.
La telefonata di un parente ad Ardizzone la sera stessa dell’interrogatorio sarebbe stata decisiva per questo cambiamento, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti. Durante la conversazione, il parente ha cercato di convincere Ardizzone a ritrattare le dichiarazioni fatte al pm, sottolineando che la famiglia non lo avrebbe sostenuto in un percorso di collaborazione.
La ricostruzione dell’assessore dei fatti parte dal 5 ottobre 2016, giorno in cui il consigliere Leonardo è stato ucciso in un bar da Calcagno. Dopo essere stato arrestato e aver trascorso un periodo di arresti domiciliari, Calcagno è stato liberato ed è tornato a Palagonia, dove è stato ucciso a colpi di arma da fuoco cinque mesi dopo. I carabinieri hanno identificato l’esecutore materiale come Luigi Cassaro, un noto pregiudicato originario di Licata. La moglie della vittima ha descritto minacce e intimidazioni subite dalla coppia da parte di alcuni familiari di Leonardo.
Ardizzone ha ricostruito questi fatti, ma ha poi ritrattato la sua confessione, attribuendola all’uso di psicofarmaci. Dopo aver ritrattato, infatti, un familiare avrebbe convinto l’assessore ad architettare un ricovero ospedaliero o a produrre una documentazione medica che attesti una sua patologia psichiatrica. Il medico curante dell’assessore ha riferito agli inquirenti che non ha mai prescritto al paziente farmaci antidepressivi e che non ha alcuna conoscenza di problemi psicologici o psichiatrici né di cure da altri specialisti.
Il giorno dopo Natale, preoccupato per ciò che si sarebbe detto in paese, l’assessore avrebbe cercato di togliersi la vita.
Secondo il Giudice Giuseppina Montuori, che ne ha disposto la custodia cautelare in carcere, “appare evidente che il delitto abbia una matrice mafiosa, ovvero sia stato commesso per agevolare il clan della Stidda e permettere loro di estendere le attività criminale di matrice mafiosa anche a Palagonia“.
Il processo
L’udienza di oggi ha visto discutere le Parti in causa.
Per la Difesa dell’Imputato: Avvocato Panebianco.
Per le Parti Civili costituite: Avvocato Speranza in difesa dei figli di Calcagno, Avvocato Marletta per la moglie e le altre due figlie, Avvocato Giuffrida per il Comune di Palagonia.
Per l’assessore Ardizzone il Pubblico Ministero ha richiesto una pena di 18 anni di reclusione.