CATANIA – “Credo che ci sarà un rinvio a giudizio“, sono le parole dell’avvocato Gabriele Celesti a conclusione dell’udienza preliminare sulla richiesta della Procura di Catania di processare Martina Patti, la 24enne rea confessa dell’omicidio della figlia Elena Del Pozzo, di neanche 5 anni, uccisa con un’arma da taglio nel giugno 2022 e seppellita in un campo vicino casa, a Mascalucia, nel Catanese. Alla donna sono contestati i reati di omicidio premeditato aggravato, occultamento di cadavere e simulazione di reato. Il G.I.P. Stefano Montoneri si è ritirato in Camera di Consiglio per la decisione.
L’omicidio della piccola Elena Del Pozzo
La donna, che avrebbe ucciso la piccola nel luogo del ritrovamento, finse il sequestro della bambina all’uscita dall’asilo. Martina Patti ha confessato il delitto, ma non ha mai spiegato il movente. Una delle piste battute dai carabinieri del Comando Provinciale di Catania che hanno indagato sulla vicenda, è stata la gelosia nei confronti dell’ex compagno e padre di Elena, Alessandro Del Pozzo, 24 anni. La “goccia” che avrebbe fatto “traboccare il vaso” potrebbe essere stata la sera trascorsa da Elena con i nonni paterni e la felicità dimostrata dalla bambina nel frequentare la nuova compagna del padre. La sera prima di essere uccisa, la bambina ha dormito dai nonni. La mattina dopo la zia l’ha accompagnata all’asilo e la madre è andata a riprenderla ed è tornata a casa, a Mascalucia. Poi Martina Patti è uscita nuovamente con l’auto, per creare un diversivo e ritorna nell’abitazione.
È in quel lasso di tempo che sarebbe stato commesso il delitto, in un terreno abbandonato dove la madre ha seppellito il corpicino, nascosto in cinque sacchi di plastica nera e semi sotterrato con una pala e un piccone. Poi ha fatto scattare la messa in scena: ha avvisato per telefono del falso sequestro i genitori e il padre di Elena, è tornata a casa e subito dopo, accompagnata dalla madre e dal padre, è andata dai carabinieri a denunciare l’accaduto.
Ai militari dell’Arma ha associato il rapimento ad alcune minacce che nel 2021 l’ex convivente aveva trovato davanti al cancello di casa per una rapina per la quale Del Pozzo era stato arrestato nel 2020 e poi assolto per non avere commesso il fatto, ma la sua versione non ha retto ai riscontri e alle indagini dei carabinieri e alle contestazioni mosse dalla Procura di Catania.