CATANIA – Il 5 gennaio del 1984 veniva assassinato a Catania Giuseppe Fava, giornalista e scrittore, fondatore del mensile “I Siciliani”, secondo giornale antimafia in Sicilia.
Nella serata di 38 anni fa, Giuseppe Fava stava andando a prendere la nipote che recitava in uno spettacolo che lui aveva scritto, al teatro Verga. Aveva appena lasciato la redazione del suo giornale e non ebbe il tempo di scendere dalla sua Renault 5 che fu ucciso da 5 proiettili calibro 7,65 alla nuca.
Inizialmente, l’omicidio fu etichettato come delitto passionale, sia dalla stampa sia dalla polizia. Si disse che la pistola utilizzata non fosse tra quelle solitamente impiegate in delitti a stampo mafioso. Si iniziò anche a cercare tra le carte de “I Siciliani”, in cerca di prove, perché un’altra ipotesi era il movente economico, per le difficoltà in cui versava la rivista da lui fondata.
Anche le istituzioni, diedero peso a questa tesi, tanto da evitare di organizzare una cerimonia pubblica con la presenza delle cariche cittadine.
Successivamente, l’evidenza delle accuse lanciate da Fava sulle collusioni tra “Cosa nostra” e i cavalieri del lavoro catanesi viene rivalutata dalla magistratura, che avvia vari procedimenti giudiziari.
Dal 1985 al 1989 ogni confessione rilasciata da presunti sospettati risultò infondata o irrilevante al fine delle indagini.
Le indagini ripresero solo nel 1993, a seguito delle accuse del collaboratore di giustizia Claudio Severino Samperi, che portarono al maxi-blitz con 156 arresti contro il clan Santapaola denominato “Orsa Maggiore” e consentirono di incriminare Nitto Santapaola (mandante) e il nipote Aldo Ercolano come esecutore materiale dell’omicidio Fava. L’anno successivo si aggiunsero anche le dichiarazioni di Maurizio Avola, il quale si autoaccusò di aver avuto un ruolo operativo nel delitto e indicò i nomi degli altri assassini.
Nel 1998 si è concluso a Catania il processo denominato “Orsa Maggiore 3” dove per l’omicidio di Giuseppe Fava sono stati condannati all’ergastolo il boss mafioso Nitto Santapaola, ritenuto il mandante, Marcello D’Agata e Francesco Giammuso come organizzatori, e Aldo Ercolano come esecutore assieme al reo Maurizio Avola.
Nel 2001, la Corte d’appello di Catania confermò le condanne all’ergastolo per Nitto Santapaola e Aldo Ercolano, accusati di essere stati i mandanti dell’omicidio, mentre sono stati assolti Marcello D’Agata e Franco Giammuso che in primo grado erano stati condannati all’ergastolo come esecutori dell’omicidio.
L’ultimo processo si è concluso nel 2003 con la sentenza della Corte di Cassazione che ha condannato Santapaola ed Ercolano all’ergastolo e Avola a sette anni patteggiati.
Foto di repertorio
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