CATANIA – Dopo la maiuscola prestazione di fronte ai 4 giudici di MasterChef, abbiamo contattato il 18 enne Giorgio Pillera che ha raccontato la sua esperienza e le sue emozioni a Newsicilia.
Da dove nasce la passione per la cucina?
«Questa passione la coltivo sin da quando ero piccolo. Per me cucinare è sempre stata una cosa istintiva e naturale. Il cibo è qualcosa che unisce le persone e i familiari, specialmente quando si pranza o si cena a tavola tutti insieme».
E MasterChef?
«È iniziato tutto un anno fa, quando ho visto in TV la promo per le selezioni. Non pretendevo assolutamente di accedere dato che non ho mai avuto a che fare con la televisione ma ero sicuro delle mie doti. Ho presentato il mio curriculum allegando le foto di alcuni miei piatti, come era richiesto, e puntualmente dopo una settimana vengo contattato: passo il turno e volo a Roma per fare i primi provini. Lì ho cucinato l’agnello con una ratatouille di verdure accompagnata da una salsa al ginepro, arrivando alla selezione dei 150 prima e dei 100 poi».
Cosa hai provato appena hai varcato quella porta trovandoti di fronte i 4 giudici?
«Ero entusiasta, convinto e determinato. Volevo mostrare ai 4 chef la mia tenacia e la mia tranquillità: non avevo paura. Lo chef Cannavacciuolo ha esaltato la mia determinazione; Cracco invece ha apprezzato molto la delicatezza nel modo in cui mi muovevo tra i fornelli; a Joe Bastianich è piaciuto il gusto complessivo del piatto e la presentazione, mentre lo chef Barbieri è stato colpito dal sapore della mia caponata. Mi ha detto di non aver mai mangiato una caponata così buona in vita sua».
I giudici sono davvero così duri oppure è solo apparenza?
«Loro pretendono tanto, posso dire con tutta onestà che le scene viste in televisione sono assolutamente veritiere: si arrabbiano davvero. Io ho avuto comunque un impatto positivo con loro e penso che ogni esperienza sia soggettiva».
Per partecipare a MasterChef, Giorgio ha scartato una grossa opportunità: «Oltre alla cucina, che è comunque al primo posto nella mia vita, pratico tutt’ora Kung fu. Sono cintura nera e ho vinto diversi premi nazionali. Arrivato a MasterChef ho rinunciato, oltre al quinto anno di scuola alberghiera, a partecipare ai mondiali di Kung fu in Taiwan».
Da dove deriva la tua determinazione?
«Penso che nella vita essere uno qualunque non ti porta molto lontano, non da i risultati che ti eri prefissato. Bisogna emergere per fare la differenza, voglio mettermi sempre alla prova per essere il migliore».
Che tipo di cucina è quella di Giorgio?
«La mia cucina è strettamente legata alla stagionalità degli alimenti. Utilizzo alle volte anche degli ingredienti biologici. Adopero carne di animali allevati secondo le norme e le regole prestabilite. I piatti che propongo sono sani e si rifanno molto alla cucina mediterranea e a quella siciliana, anche se ho avuto modo di cucinare elementi medio orientali. Mi piace molto sperimentare».
Chi ti ha accompagnato nel viaggio delle selezioni?
«Mia cugina Francesca, che voglio infinitamente ringraziare. Mi ha sempre sostenuto moralmente e in tutti i viaggi che ho fatto, per me lei è famiglia. Purtroppo i miei per lavoro non hanno viaggiato con me ma anche loro mi hanno sostenuto, soprattutto nelle spese. Erano molto contenti dopo aver visto la puntata, mi hanno detto che a volte anche un ragazzo che non va al liceo classico può portare a casa grosse soddisfazioni».
Cucini tu a casa?
«Quando posso si, vi assicuro che i giudici più severi che io abbia mai conosciuto sono i miei genitori. Hanno avuto, hanno e avranno sempre da dire al fine di far uscire il meglio di me stesso» ha concluso il giovane catanese.