CATANIA – Sono oltre 70 le famiglie che si sono unite nella protesta contro l’ordinanza numero 5 del presidente Nello Musumeci che lo scorso 8 gennaio ha impedito il ritorno alla scuola in presenza di migliaia di studenti siciliani.
A promuovere il ricorso Barbara Privitera e Lucia Murabito di Catania Family Lab: “Noi abbiamo figli che non sono ancora in età scolare – dichiarano Privitera e Murabito – ma tanti genitori a noi vicini e che fanno parte della nostra community online ci hanno manifestato da subito le loro difficoltà e i dubbi sulla legittimità del provvedimento preso dal Presidente della Regione Siciliana”.
“Così dopo esserci consultati con i nostri legali abbiamo deciso di procedere facendo quello che sappiamo fare meglio: rete”, prosegue Barbara Privitera. “Abbiamo raccolto le adesioni e avviato una raccolta fondi“, spiega Lucia Murabito. “Siamo famiglie normali e le spese di un ricorso al Tar non sono bazzecole. Ma grazie al supporto di oltre 70 famiglie siamo riusciti nell’intento”.
Due i ricorsi presentati nella giornata di ieri tramite gli avvocati Rocco Todero, Giovanni Pappalardo, Gianfranco Fidone e Giuseppe Vitale: uno che si concentra sui provvedimenti relativi alla primaria (RG 35/2021) e il secondo (RG 40/2021) riguarda invece le scuole secondarie.
“Il diritto alla scuola è innegabile – prosegue Privitera – non ci stancheremo mai di ripeterlo. E se anche nelle zone rosse esso viene garantito e se il governo nazionale sembra voler tornare indietro sui suoi passi riguardo la DAD, non potevamo accettare che i più piccoli dei nostri figli ne venissero privati”.
“Come Catania Family Lab non potevamo non fare la nostra parte. Fare rete e mettere insieme le forze è quello su cui crediamo di più ed è essenziale nel sostenerci nel difficile ruolo dell’essere genitori. Genitori attivi e consapevoli”, conclude Barbara Privitera.
“Come ampiamente argomentato nel ricorso dai nostri legali – prosegue Lucia Murabito – i motivi della chiusura delle scuole sono da ricercarsi nella cattiva organizzazione di tutto il resto (i trasporti ad esempio, o i mancati controlli all’uscita). Per il resto le nostre scuole si sono dimostrate sicure e i nostri figli molto più rispettosi delle norme rispetto a tanti adulti. I nostri figli – continua – sono già stati ampiamente privati di tutti i loro diritti: gli affetti, le attività di svago, l’attività sportiva, gli amici, la normalità. Le ripercussioni di tutto questo le vedremo più avanti, e saranno gravissime”.
“Non possiamo permettere che vengano privati anche della scuola. Ne va del loro futuro e del nostro. Loro sono la classe dirigente di domani e meritano una scuola in presenza, degli insegnanti che li affianchino. Non uno schermo. Già vi si immergono abbastanza senza che li obblighiamo a farlo anche per apprendere”, conclude Murabito.
Immagine di repertorio
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