La morte di Giordana Di Stefano tra i ricordi degli amici

NICOLOSI –Bisogna fare attenzione alle parole che si dicono… Le parole sono armi senza scampo, affilate e pericolose… Ti si appigliano addosso e non te ne liberi più… Ci sono schiaffi che si perdonano e parole che non lasciano scampo….!!!! Alcune parole non si perdonano…. Buonanotte…!!!!!“. 

Era il 31 agosto quando Giordana Di Stefano, la giovane mamma catanese uccisa barbaramente dall’ex fidanzato, lasciava sul diario di Facebook queste poche ma intense righe.

Probabilmente volevano essere un’esaustiva sintesi del suo doloroso vissuto, uno squarcio su una situazione sentimentale burrascosa che qualche giorno fa è culminata in tragedia. Oggi non ci sono più solo “parole che non si perdonano“, ma c’è un gesto, reiterato, che non troverà mai una giustificazione.

Antonio Luca Priolo ha ucciso la madre di sua figlia, Asia, la bambina di soli quattro anni. Ha pianto mentre confessava ai carabinieri di Milano di essere stato lui l’artefice del delitto.

Ha motivato l’atto criminale come un gesto nato dalla gelosia e dalla decisione di Giordana di non volere ritirare la denuncia per stalking per la quale ieri mattina si sarebbe dovuta tenere l’udienza preliminare e la richiesta di rinvio a giudizio dell’uomo davanti al Gip di Catania.

Denuncia che, con molta probabilità, avrebbe avuto influenza anche sull’affido della bambina.



Secondo quanto riportato dal Corriere del Mezzogiorno, le amiche di Giordana, davanti alla caserma dei carabinieri di Nicolosi, sono apparse incredule dinanzi all’accaduto e hanno affermato: «Luca era geloso ma non violento. Lei non aveva paura di lui e non riusciamo a credere che sia stato lui».

Ma Giordana non era forse così sicura che l’ex fidanzato non le avrebbe mai fatto del male se nel lontano 2013 aveva deciso di denunciarlo per stalking, stanca di comportamenti persecutori, di messaggi assillanti e appostamenti. 

Priolo è stato fermato ieri pomeriggio alla stazione ferroviaria di Milano mentre stava per lasciare l’Italia, la sua follia è stata bloccata, anche se non in tempo per salvare una vita ancora tutta da vivere.

Ballavo per un disperato bisogno fisico di muovermi, voltarmi, correre… Ballavo perché il mio corpo doveva scaricare nell’aria circostante violente energie compresse che non sapevo dove mettere, come trattare. Era una forza misteriosa, silenziosa, completamente padrona di me, della quale non sapevo cosa fare…

A molti piace ricordare Giordana così, mentre leggera si vibra nell’aria nell’ultima danza della sua breve esistenza.